La nuova manovra finanziaria, approvata preventivamente lunedì scorso nel corso del famoso incontro di Arcore, non piacerebbe già più al Premier Silvio Berlusconi che avrebbe chiesto di cambiarla, nuovamente, per renderla sostenibile.
La questione, come si evince dalle parole dell’adirato primo ministro, avrebbe come perni fondamentali la norma riguardante la stretta sulle pensioni e quella riguardante l’aumento dell’IVA dal 20 al 21%.
SALTA LA MINI-STRETTA SULLE PENSIONI
La stretta sulle pensioni (che dalla totalità delle sigle sindacali è stata definita quale un vero e proprio golpe) è stata voluta, lunedì, proprio da Berlusconi che cercava, in questo modo, di appianare le divergenze tra Bossi e Tremonti nonché di trovare una soluzione efficace affinché si potessero raggiungere gli obiettivi di riduzione del debito pubblico nonostante i saldi effettuati dal governo per rendere la manovra più sostenibile.
Anche stando così le cose, però, come avvertiva non più tardi di martedì BankItalia, all’appello sarebbero mancati ben 4 miliardi di euro (in virtù, soprattutto, della soppressione della super-IRPEF che avrebbe portato circa 3,8 miliardi) che oggi, a causa della decisione presa ieri di sopprimere anche la stretta sulle pensioni, si sarebbero trasformati in più di 7 miliardi.
I calcoli inizialmente effettuati dai promotori della finanziaria, infatti, sarebbero stati clamorosamente sbagliati tanto che il buco lasciato scoperto dal mancato provvedimento sulle pensioni sarebbe pari a 4 miliardi invece che a 1,5 come inizialmente diagnosticato.
L’altro perno della clamorosa vicenda alla quale l’Italia intera starebbe assistendo sarebbe quello relativo all’aumento di un punto percentuale dell’aliquota ordinaria dell’IVA che passerebbe dal 20 al 21% garantendo un gettito pari a 4-5 miliardi di euro l’anno.
Il problema sarebbe che Giulio Tremonti, per questioni che abbiamo già avuto modo di affrontare nel nostro articolo dedicato alla patrimoniale e aumento dell’IVA, vorrebbe inserire questo provvedimento correttivo all’interno di un più ampio progetto di ristrutturazione della fiscalità (con il quale si cercherà di aumentare il gettito proveniente dalle cose e di ridurre quello dalle persone, effettuando, sostanzialmente, uno scambio dei pesi tra IVA ed IRPEF) e non già come manovra correttiva della finanziaria.
La testardaggine, e le motivazioni, di Tremonti, però, rischiano che si perda, ancora ed inutilmente, moltissimo tempo che potrebbe essere impiegato per l’applicazione dell’IVA manovra che, secondo gli esperti, tra tutte quelle proposte è la più efficace nonché quella di più facile realizzazione.