Essere attualmente giovani, in Italia in particolar modo ed in Unione Europea più in generale, non è certo, purtroppo, una cosa positiva ne auspicabile da alcun punto di vista.
► RIFORMA DEL LAVORO SFATA IL MITO DELL’ARTICOLO 18
Esserlo, infatti, vorrebbe con ogni probabilità dire essere precari, disoccupati o, peggio ancora, addirittura totalmente inoccupati e, dunque, non essere impegnati in una qualsiasi attività lavorativa o formativa.
Ad affermarlo, senza tema di smentita ed in seguito all’attenta ed accurata analisi dell’evoluzione del tasso di disoccupazione e del tasso di disoccupazione italiano negli anni compresi tra il 2007 ed il 2011, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico che avrebbe altresì affermato come la crisi, in Italia, abbia colpito l’occupazione giovanile ben più che in qualsiasi altro Paese europeo o, comunque, industrializzato tanto che, stando a quanto affermato dall’OCSE nel proprio annuale rapporto sul delicato argomento, il tasso di non occupazione italiano, ormai giunto al 20% della popolazione di età compresa tra i 15 ed i 24 anni, sarebbe addirittura superiore a quello turco e messicano.
► RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO
Altro dato inquietante presentato in questi giorni dall’OCSE sarebbe quello relativo al saggio di disoccupazione giovanile di lungo periodo (che analizzerebbe la percentuale di giovani italiani disoccupati da più di 12 mesi consecutivi) che, nei 4 anni presi in considerazione dall’approfondita analisi condotta dall’OCSE, sarebbe passato dall’8 al 15,8% con un’incidenza sulla disoccupazione giovanile ormai giunta al 43,6% (ciò vorrebbe dire, in parole quanto mai semplici e di immediata comprensione, che quasi la metà dei giovani italiani disoccupati lo sarebbe da più di un anno).
Per non parlare, infine, della precarietà sul luogo di lavoro che, per certi versi, potrebbe venir considerata peggio ancora di una permanente o temporanea condizione di inoccupazione o disoccupazione.
Sebbene, infatti, più del 60% dei giovani italiani di età compresa tra i 15 ed i 24 anni possano affermare di lavorare addirittura la metà di questi ultimi, potrebbe altresì affermare di vivere una costante condizione di precarietà a causa del proprio particolare contratto di lavoro estremamente svantaggioso.