Gli inattivi, in Italia, sono circa 2,5 milioni e portano il numero dei disoccupati a circa 5 milioni di unità. Il 50% di essi ha dichiarato, recentemente, che non cercherà lavoro poiché convinto che non lo troverà
► DISOCCUPAZIONE RECORD IN ITALIA
Ci siamo soffermati, molto spesso, sui numeri e sui dati ufficiali rilasciati dall’Istat, abbiamo descritto, con dovizia di particolari, come una dei principali problemi correlati alla disoccupazione sia quello della sottoccupazione (per cui i lavoratori sarebbero, in Italia, soltanto maschi adulti), o di come si arriverà a costruire un Paese nel quale, a causa delle difficoltà strutturali e dell’immigrazione, saranno gli extracomunitari a sistemare la questione della previdenza.
Ci siamo occupati, inoltre, anche delle misure occupazionali previste dalla legge di stabilità di imminente approvazione, spiegando come, in base a suddetti provvedimenti, cambierà il mondo del lavoro italiano.
Poco, invece, ci siamo occupati dei cosiddetti inattivi, ovverosia di tutte quelle persone che, socialmente parlando non possono venir considerati quali disoccupati, poiché, per esempio, neodiplomati o neolaureati, che non hanno un lavoro ne hanno intenzione di cercarlo nell’imminente futuro.
► GLI IMMIGRATI PAGHERANNO LA PENSIONE
Le percentuali, da questo punto di vista, ci sono decisamente sfavorevoli e, con circa 2,5 milioni di inattivi sparsi su tutto il territorio, equivalenti all’11,1% della forza lavoro, risultiamo essere uno dei Paesi europei con il più alto tasso di inattività.
Ciò che sconvolge, considerando questi numeri, non è però il fatto che in Italia vi siano circa 5 milioni di cittadini senza lavoro (considerando sia disoccupati che inattivi) bensì il fatto che, tra questi, soltanto una miserrima percentuale, equivalente al 58%, nutra buone, se non ottime speranze per il futuro.
Circa la metà, dunque, della popolazione italiana attualmente non occupata, si dice convinta che non troverà lavoro a breve.