Il Governo Monti, dopo aver messo in discussione l'art. 18, vorrebbe pensionare, anzitempo, il concetto, sacro, del posto di lavoro fisso.
Il Premier, intervistato in diretta televisiva dal talentuoso conduttore di Matrix Alessio Vinci, sarebbe infatti arrivato a dichiarare come il concetto, l’ideale, l’obiettivo del posto di lavoro fisso, che per molti secoli uomini e donne di ogni luogo del mondo avrebbero cercato di rendere, combattendo e morendo, ovvio, logico e scontato, sia ormai stato ampiamente surclassato dalla ragion di Stato: l’uscita dalla crisi da debito sovrano per la quale i cittadini italiani, gli onesti lavoratori italiani, non avrebbero assolutamente nulla a che fare.
Eppure, stando alle indiscrezioni trapelate negli scorsi giorni, nel corso del triumvirato di quest’oggi tra il Governo Monti, rappresentato dal ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, la Confindustria, rappresentata da Emma Marcegaglia, e le sigle sindacali CGIL, CISL e UIL, rispettivamente rappresentate da Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, proprio di questi scottanti temi, con leggerezza a nostro modo di vedere inaudita, si discuterà, ovverosia dalla fine del posto di lavoro fisso, giudicato “monotono” (?) dal Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti, della cancellazione dell’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, ritenuto inadeguato dal ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Elsa Fornero, della riduzione dei risarcimenti in caso di licenziamento non per giusta causa e di altri simili argomenti che, a nostro avviso, andranno a ledere uno dei diritto inalienabili dell’umanità: il diritto al lavoro sancito dall’Articolo 1 della Costituzione Italiana (L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione).