Al centro della riforma del lavoro, come dichiarato da fonti ufficiali in mattinata, vi sarebbe la riduzione dei tempi per i contenziosi sui licenziamenti.
Al centro dell’attenzione, naturalmente, le modifiche in merito agli ammortizzatori sociali e, soprattutto, la complicata e delicata questione della flessibilità in uscita che sta mettendo quanto mai in subbuglio le parti sociali in campo.
Se da una parte, infatti, il ministro Elsa Fornero, attuale responsabile del Dicastero del Lavoro e delle Politiche Sociali continui a ribadire come a nessun lavoratore verrà negata la possibilità di lavorare a tempo indeterminato nonostante le più che probabile eliminazione dell’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, trovando la strenua opposizione dei sindacati e, in parte della stessa Confindustria, dall’altra si ritiene oltremodo necessario, al fine di ridurre il più possibile gli sprechi ed i costi attribuibili al mondo del lavoro, rivedere i tempi, così da ridurli, per il contenzioso sui licenziamenti che attualmente, anche facendo leva sulla scarsa definizione di giusta causa, la sola che permetterebbe, in accordo con l’art. 18, il licenziamento del dipendente, sarebbe di durata eccessivamente lunga e non consentirebbe l’adeguato rispetto dei diritti dei lavoratori ne dei diritti dei datori di lavoro.
Lo scopo principale dell’iniziativa, come dichiarato sia dai sindacati, che dalla Confindustria, che dal Governo Monti, è quello di proporre sia un limite di tempo alla lunghezza dei processi sia un limite di importo, in caso di reintegro, ai risarcimenti decisi dai giudici.