L'abolizione, o quantomeno la limitazione del monopolio della Siae sui diritti d'autore, inizia a farsi strada anche nel PD, dove quasi mezzo partito sarebbe favorevole alla proposta di legge
L’abolizione, o quantomeno la limitazione del monopolio della Siae sui diritti d’autore, inizia a farsi strada anche nel PD, dove quasi mezzo partito sarebbe favorevole alla proposta di legge presentata da un gruppo di parlamentari capitanati da Emiliano Minnucci. Una mossa tesa ad anticipare il M5S su un suo vecchio cavallo di battaglia, e la UE sulla procedura d’infrazione della direttiva Barnier, recepita, ma non per la Siae, monopolista dal 1941. A contrapporsi a questa proposta, il Ministro della Cultura Dario Franceschini e una frangia dei democratici. Ma anche le grandi case discografiche sembrano essere d’accordo nel limitare la Siae, secondo la lettera aperta inviata al La Stampa, a firma del presidente Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana), Enzo Mazza, in rappresentanza di alcuni colossi come Warner, Sony e Universal, propensi all’apertura al mercato agli intermediatori concorrenti, pur con il compromesso di una piccola tassa a favore della Siae, a cui rimarrebbe la rete di agenti sul territorio per la raccolta negli esercizi commerciali.
Se ne parlerà a settembre, con l’incognita di fine legislatura incombente. Non è quindi detto che la riforma riesca a trasformarsi in legge, ma sulla Siae incombe anche l’Antitrust. Il monopolio della Società Italiana Autori ed Editori insomma, potrebbe sopravvivere ancora qualche tempo, ma è destinato a crollare di fronte al nuovo che avanza.