In aula alla Camera è iniziata la discussione sulla Disciplina delle professioni di educatore e di pedagogista: s’intende cioè introdurre nell’ordinamento nazionale un esame di stato per gli educatori professionali e i pedagogisti più il relativo albo professionale.
Nella lunga presentazione della proposta di legge, evidente il richiamo alla normativa europea:
Secondo gli indirizzi dell’Unione europea non solo occorre valorizzare l’ambito informale, ma soprattutto garantire servizi e interventi educativi di qualità, in modo omogeneo in tutto il territorio nazionale. Per realizzare tale qualità la legge stabilisce che l’esercizio delle attività è consentito solo a chi è in possesso delle relative qualifiche, attribuite all’esito del percorso di studi universitari, in particolare della classe L-19 Scienze dell’educazione e della formazione, e da qui l’attribuzione della qualifica « professionale » agli educatori di cui la legge si occupa. Inoltre la qualifica di pedagogista è attribuita solo a chi consegue un diploma di laurea nelle classi di laurea magistrale in Programmazione e gestione dei servizi educativi (classe LM- 50), Scienze dell’educazione degli adulti e della formazione continua (classe LM-57), Scienze pedagogiche (classe LM-85), oltre che a docenti di ruolo di scienze della formazione, ricercatori e dottori di ricerca.
Sono state per il momento individuate delle classi di studio da collegare alle professioni di pedagogista ed educatore professionale. Classi di studio che poi dovrebbero dare accesso anche all’esame di stato. Il riferimento è soprattutto all’importanza di queste professioni nella società della conoscenza:
Nella società della conoscenza, infatti, è indispensabile che i compiti educativi, che comportano cioè la cura allo sviluppo della persona, alla sua crescita – anche quando si tratti di adulti – o alla sua integrazione sociale, siano svolti con la competenza che viene dal possesso di una specifica cultura professionale, quella educativa e pedagogica.