Il divieto di pubblicazione riguarda non solo stralci e contenuti di intercettazioni, ma anche gli atti di indagine.
Torna quindi in primo piano la questione sulla compressione del diritto di cronaca.
Settimana scorsa i lavori sono stati fermati in seguito all’approvazione di alcuni emendamenti presentati da Roberto Centaro (Pdl), relatore del progetto, i quali hanno ulteriormente messo le catene alla stampa.
Secondo questo emendamento il divieto di pubblicazione riguarda non solo stralci e contenuti di intercettazioni, ma anche gli atti di indagine.
In questo modo fino alla fine dell’udienza preliminare non sarà possibile fare nemmeno il nome dell’indagato.
L’unico modo per informare la gente è sperare nell’emissione di un ordine di custodia cautelare, come può essere l’arresto. In quel caso si potranno fare nomi, non prima però di aver informato l’indagato.
Un’altra spinosa questione sarà quella legata all’articolo 29, che trasforma i procuratori in veri e propri manager.
In questo modo ogni procuratore deve inviare al ministro della giustizia una relazione sulle spese di gestione e amministrazione delle intercettazioni effettuate nel corso dell’anno precedente.