Questa legge detta le norme per l'immigrazione sul suolo italiano.
A dare il nome a questa legge sono stati l’allora leader di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini, e quello della Lega Nord, Umberto Bossi, che nel governo Berlusconi erano rispettivamente vice-presidente del Consiglio dei Ministri e ministro per le Riforme istituzionali e la Devoluzione.
Questa legge detta le norme per l’immigrazione sul suolo italiano, e va a modificare la precedente legge Turco – Napolitano, la 40 del 1998.
La Bossi Fini prevede l’espulsione degli immigrati clandestini immediatamente, con l’accompagnamento degli stessi alla frontiera, compito svolto dalle forze dell’ordine. Nei centri di permanenza temporanea vengono invece portati quegli immigrati che sono senza documenti d’identità, proprio al fine di essere identificati.
Il permesso di soggiorno viene rilasciato solo a chi ha un lavoro o un reddito sufficiente per potersi mantenere.
Gli immigrati possono essere respinti in acque extra-territoriali, e proprio in questo senso, sono stati stipulati degli accordi tra Italia e paesi limitrofi al fine di co-operare per prevenire l’immigrazione clandestina.
Alcuni tribunali italiani avevano accusato questa legge di incostituzionalità, ma la sentenza 22/2007 della Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibili le questioni di legittimità sollevate.