Il processo Ruby non viene sospeso, ma l’iter si allunga e la sentenza non verrà emessa in campagna elettorale. Quindi la richiesta del collegio di difensori di Berlusconi è stata respinta, ma il calendario delle udienze appena stilato individua nel 4 marzo, quindi dopo le elezioni, la lettura della sentenza. Una decisione che accontenta tutti, nei fatti, ma nessuno a parole.
L’utilizzo politico del legittimo impedimento
Iniziamo da Berlusconi. La posizione dell’ex premier è semplicissima: interrompere il processo Ruby durante le settimane di campagna elettorale. L’obiettivo altrettanto lampante: evitare che le ripercussioni derivanti da una possibile condanna – ricordiamo che in questa sede Berlusconi è accusato di concussione e prostituzione minorile – travasino nei dibattiti immediatamente precedenti alle operazioni di voto, in una campagna in cui per altro, gli altri candidati sembrano fare quadrato intorno a lui come nel caso de Il patto di non belligeranza tra Monti e Bersani contro Berlusconi. Gli elementi da approfondire sono due e riguardano entrambi la consistenza del legittimo impedimento. In primis il legittimo impedimento in occasioni simili è stato riconosciuto e all’imputato e al suo collegio difensivo. Vale a dire che in precedenti campagne elettorali l’imputato Berlusconi e i difensori Longo e Ghedini (questa volta candidati per il Pdl entrambi in Veneto) hanno tutti e tre beneficiato del legittimo impedimento bloccando di fatto i procedimenti allora in corso. E ancora, sempre in merito al legittimo impedimento, i giudici di Milano che stanno processando Berlusconi (nel Rubygate e non solo) non hanno mostrato uniformità di applicazione. Nell’udienza precedente, infatti, i giudici hanno rifiutato la richiesta di legittimo impedimento causa campagna elettorale, ma solo pochi giorni, il presidente della stessa sezione del Tribunale di Milano, in un altro procedimento a carico di Berlusconi, ha riconosciuto la validità del legittimo impedimento. Dunque applicazione differente a condizioni uguali.
I timori degli avvocati di Berlusconi
Ultimo punto di discussione deriva dalla rilevanza della requisitoria: appare certa l’arringa della Boccassini in piena campagna elettorale, laddove i problemi di Berlusconi hanno riguardato anche le liste (Elezioni 2013: le liste del Pdl). Il timore del cavaliere e del suo entourage è palpabile di qui il colpo di mano da tentare come estrema ratio: qualora infatti Ghedini e Longo rimettessero il mandato per dedicarsi all’attività elettorale, allora il tribunale dovrebbe nominare un difensore d’ufficio e concedergli i tempi tecnici di studio. Dunque stop del processo e addio a requisitoria in campagna elettorale.