Nel PD è ora della resa dei conti tra Renziani ed Anti-renziani, e i giochi per passare dall'una all'altra parte, sono aperti.
Nel PD è ora della resa dei conti tra Renziani ed Anti-renziani, e i giochi per passare dall’una all’altra parte, sono aperti. Non una scissione sul programma, come sarebbe lecito attendersi, ma una scissione sui poteri all’interno del partito, con Renzi che sembra non aver dato la giusta attenzione ai Dalemiani, o ad altre correnti. Troppo forte la personalizzazione del partito da parte dell’ex premier, per non destare contestazioni e rivalse. Questo sarà forse più di un assestamento, con la tecnica del “hai ragione, non ti preoccupare”, che evidentemente non funziona più. Renzi ha giocato sul dare ragione a chi lo critica per troppo tempo, ed ora i suoi oppositori rivendicano il posto che la sua ombra aveva tolto dal sole. E poi c’è la base, che non rivoterebbe Renzi nemmeno dietro compenso, con il PD che rischierebbe, ripresentandosi con Renzi, una debacle elettorale, nonostante la grande debolezza odierna del Movimento 5 Stelle, con le grane romane che stanno facendo perdere il disincanto di molti elettori, che seppur non grillini, avevano dato fiducia alla Raggi. Soprattutto la corrente di Bersani spinge per l’addio, e sicuramente il premier ha sottovalutato l’impatto delle sue dimissioni dopo il no al referendum, pensate per ripresentarsi da leader, ma con l’effetto contrario.