L’IVA ordinaria è cresciuta di tre punti percentuali dal 1993 ad oggi ma quest’aumento interessa soltanto i privati perché i partiti politici, per le spese relative alla campagna elettorale, hanno continuano ad usare l’IVA agevolata al 4%. Un regime che è stato esteso e non è mai stato rivisto.
I partiti e i candidati godono dell’IVA al 4%. Un’agevolazione che riguarda anche i beni di prima necessità come pane e pasta. In realtà l’IVA agevolata per i partiti ha un limite temporale nel senso che vale per le spese fatte nei 90 giorni che precedono il voto per le elezioni politiche, per il parlamento UE, per le regionali e per gli enti locali. Mentre non vale per le spese ordinarie dei partiti al di fuori di questo limite temporale.
Molti critici del sistema in questione fanno notare che con il limite temporale o senza si tratta di un’agevolazione consistente che andrebbe messa sotto la lente d’ingrandimento. Anche perché è una novità degli anni Novanta. Fino al 1993, tanto per essere chiari, non c’era un regime IVA speciale per i partiti che pagavano l’Imposta sul Valore Aggiunto al 19 per cento come tutti gli altri. Poi fu introdotta l’agevolazione riguardante l’acquisto del materiale tipografico, poi ci fu l’estensione a tante altre spese sostenute in campagna elettorale. Adesso l’IVA al 4% riguarda anche le spese per la propaganda come l’acquisto di spazi di affissione, i messaggi elettorali su tv, radio e giornali ma anche l’affitto dei locali e degli allestimenti per le manifestazioni elettorali quali comizi e convention. Nel 2012 è stata estesa l’agevolazione anche per l’acquisto di spazi pubblicitari su web.