Ieri, in tarda serata, è stato dato l'annuncio al mondo intero della morte dell'ultimo "caudillo" dell' America Latina: Hugo Chávez Firas.
Ieri, in tarda serata, è stato dato l’annuncio al mondo intero della morte dell’ultimo “caudillo” del sudamericano Hugo Chávez Firas nato a Sabaneta il 28 luglio del 1954. Chávez ha governato fino a ieri il Venezuela, forte dell’ennesima vittoria elettorale che lo eleggeva per la quarta volta consecutiva presidente di uno degli stati più importanti dell’america Latina. Simón Bolívar fu uno dei leader carismatici sudamericani al quale si ispirava, venerandolo a tal punto da collocare nel palazzo presidenziale una poltrona vuota detta del “Libertador” Bolívar accanto alla sua.
La sua presidenza è ricca di luci ed ombre, nonostante ciò nel suo decennio di potere ha determinato la storia del Venezuela e anche del sudamerica attraverso le sue intuizioni e le sue scelte radicali. Alcune “ricette” politiche, magari riviste e corrette, hanno fatto scuola in molti Paesi emergenti dell’area come Brasile, Argentina, Ecuador e Bolivia.
La sua idea rivoluzionaria era “cambiare il Paese” liberandolo dal potere dei vecchi partiti e i vecchi oligarchi che si arricchivano aumentando la povertà della gente. Un passaggio importante della sua avventura politica di Chávez fu il famoso “Caracazo” del febbario 1989, quando furono massacrati quasi 3.500 manifestanti che si opponevano ad un pacchetto anticrisi imposto dal Fondo monetario internazionale. Per vendicare questa bruttissima vicenda Chávez organizzò un colpo di stato, che andò male e fu arrestato. Dopo aver scontato due anni di carcere riprese la sua attività politica, e verso la fine del 1994 incontrò Fidel Castro.
Dopo questo incontro fondò un movimento dal nome Quinta Repubblica intorno al quale riunì in coalizione tutte le formazioni di sinistra venezuelane sotto il nome di “Polo patriottico”. Il 6 novembre del 1998 finalmente la svolta, alle elezioni politiche Chávez venne eletto presidente con il 56,5% dei voti. Dopo questa vittoria, il neoeletto presidente modificò la costituzione allungando gli anni di ogni mandanto (6 anni) dandosi anche la possibilità di ricandidarsi all’infinito.
Forte autoritarismo contro gli oppositori ma anche tante riforme “misiones” per la poverà gente. Verso la fine del 2002 inizio 2003 nazionalizzò la più grande compagnia di petrolio del paese facendo di quella risorsa una ricchezza per la popolazione venezuelana meno abbiente, che così si vide riconoscere il diritto allo studio, alla sanità pubblica, all’aumento del salario minimo e tante altre manovre che gli permisero di avere sempre la maggioranza di governo nel Paese riconfermatagli anche nelle ultime elezioni del 2012.