Dalla giornata di ieri la Croazia è entrata a far parte dell’Unione Europea. Per essere ancora più precisi dal 1° luglio quindi dalla mezzanotte tra domenica e lunedì Zagabria è entrata nel novero degli ormai 28 Stati Membri dell’Unione Europea. A conti fatti si tratta di una notizia che enormi cambiamenti nella situazione italiana non li genera, ma che produce comunque novità degne di nota in seno all’Ue e quindi che, per forza di cose, prima o poi avranno una ricaduta, anche se verosimilmente marginale, anche sul nostro Paese. Ma nonostante ciò si tratta di una notizia assolutamente degna di nota.
Il negoziato della Croazia
In primo luogo c’è da analizzare il grosso lavoro che Zagabria ha portato avanti negli ultimi anni: un lavoro di democratizzazione e liberalizzazione della società, della politica e dell’economia nazionale dell’ex Stato Jugoslavo che è cominciato dieci anni fa. Del resto è stata proprio questa, dieci anni, la durata del faticoso negoziato che la Croazia ha avviato a suo tempo con le massime autorità di Bruxelles e che si è risolto con successo proprio nella giornata di ieri. E si è trattato di un negoziato tanto faticoso quanto apprezzato dalla popolazione croata almeno a giudicare dalla festa organizzata ieri sera in piazza a Zagabria in cui più di 30 mila persone si sono date appuntamento per festeggiare l’ingresso nell’Unione Europea (leggi anche: Nuova rivolta in Egitto).
L’economia croata in Ue
Alle celebrazioni di Zagabria per l’ingresso della Croazia all’interno dell’Unione Europea hanno partecipato le massime autorità comunitarie come Barroso, Van Rompuy e Shulz mentre in rappresentanza del nostro Paese hanno preso parte all’evento sia il ministro degli Esteri Emma Bonino che il nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La festa non deve però distogliere l’attenzione dalla reale situazione della Croazia, vale a dire una situazione economicamente assai preoccupante. Nell’ex Repubblica Jugoslava, infatti, i principali parametri economici sono a rischio: il tasso di disoccupazione è intorno al 20 per cento e l’economia nazionale è in recessione da cnque anni consecutivi (leggi anche: Continuano gli scontri in Brasile).