Antonio Ingroia forse candidato alle politiche del 2013, intanto è il primo firmatario di un manifesto programmatico che riassiumiamo in un decalogo.
Ancora non si può parlare di officialità della candidatura del magistrato Antonio Ingroia alle politiche 2013. In quanto si attende la decisione del CSM sulla richiesta di aspettativa da parte del magistrato per motivi elettorali. Intanto il 21 dicembre sarà a Roma dove presiederà alla presentazione del manifesto programmatico “io ci sto” dove lui è il primo firmatario e intorno al quale si vorrebbe costruire un quarto polo alternativo al montismo.
Nella fattispecie proviamo a fare una sintesi dei dieci punti che rappresentano il decalogo dell’ “io ci sto”.
Al primo punto è espressa la necessità di far ripartire questo paese su basi solide come la legalità e la solidarietà.
Al secondo punto invece si fa appello alla laicità dello stato che deve tutelare i diritti della persona e la differenza di genere in ottica di crescita culturale.
Al terzo punto la volontà ferrea di fare della scuola pubblica, la ricerca e l’università come perno su cui far ruotare il Paese che deve premiare il merito non il potere economico dei privati.
Al quarto punto un politica antimafia diventa la necessaria condotta non solo di contenimento nei confronti del fenomeno mafioso ma che si impegni affinché l’obbiettivo da raggiungere sia l’estirpare questo cancro che attanaglia il Paese partendo dalla stessa politica collusa.
Al quinto punto invece si fa largo l’anima ambientalista di questo manifesto infatti si parla di sviluppo economico che sia compatibile e ecosostenibile con l’ambiente circostante e che sappia dare valore al futuro puntando non su armamenti ma sulla cultura.
Al sesto punto sono previste meno tasse per l’impresa affiché essa stessa riesca ad avere le possibilità per sviluppare progetti di ricerca e innovazione senza essere soffocata da finanza, burocrazia e tasse.
Al settimo punto diritti al lavoro nel rispetto totale dell’articolo 18
All’ ottavo punto “io ci sto” si prefige che i partiti politici stiano lontani dal qualsiasi consiglio di amministrazione a partire dalla RAI e che l’informazione sia libera e mai imbavagliata.
Al nono punto una stoccata alla legge porcellum che obbliga a liste bloccate mentre l’idea di questo nuovo movimento è quello di selezionare i candidati su tre elementi: competenza, merito e cambiamento.
Infine il decimo punto invoca la questione morale come pratica comune da applicare alla vita politica dove è impensabile che la classe dirigente sia formata da condannati e rinviati a giudizio per reati gravi, finanziari o contro la pubblica amministrazione. Reintrodurre il falso in bilancio e fare una legge sul coflitto d’interesse potrebbero essere le prime mosse da cui partire.