Monti ancora non ufficializza la sua candidatura alle elezioni 2013, però impone già da ora delle condizioni e dei passaggi senza i quali lui non è possibile immaginarlo candidato premier.
Mario Monti ancora non scioglie i dubbi sulla sua eventuale candidatura. Nonostante in mattinata abbia incontrato a Palazzo Chigi Pier Ferdinando Casini, Luca Cordero di Montezemolo e il ministro Andrea Ricciardi, cioè i cosidetti “montiani” che dovrebbero formare dietro la premiership di Monti il cosidetto quarto polo.
In concreto Udc, Fli e Montezemolo chiedono a Monti di metterci la faccia non solo in un eventuale governo dei moderati, ma sopratutto per la campagna elettorale imminente essendo più che probabile la data delle elezione fissata al 24 febbraio. Per i moderati Monti sarebbe l’unica personalità a loro disposizione per provare a fermare l’avanzata di Silvio Berlusconi che ormai quotidianamente siede in qualche TV o in radio.
D’altro canto Monti non ha ancora sciolto la sua riserva, ma ha lasciato presagire le sue mosse e le sue condizioni senza le quali non se ne fa niente. Per prima cosa vorrebbe presentare una sua agenda, diciamo una sorta di manifesto programmatico alla società civile e ai partiti per trovare adesioni possibilmente (bipartisan) in modo da compattare le fila per il suo successivo passo verso la candidatura ufficiale. L’attuale Premier dimissionario però fa intendere anche che darà conto anche ai sondaggi, per non imporsi contro la volontà popolare e evitare, se basso il suo gradimento, di creare una lista con il suo nome.
Infine tra i Montiani spiccano le dichiarazioni del ministro Ricciardi, che annuncia di non candidarsi alle prossime politiche ma di restare “nelle piazze” come semplice militante montiano, poi aggiunge che Monti sarà aperto anche a Bersani ma di sicuro traccerà un solco profondo con il passato di questo Paese.