Tutto è iniziato per via del logo della Festa dell’Unità che sarebbe stato modificato in modo un po’ sguaiato per promuovere il Sì al referendum istituzionale. Le critiche sono piovute da ogni parte anche dall’interno visto che i primi a lamentarsi di questa strumentalizzazione sono stati i dem. Ora il premier deve gestire una patata bollente. Il PD sta vivendo un momento molto critico e il premier Renzi è incalzato da molte correnti interne al partito democratico, capitanate dai dem. Tutto è nato dalla scelta del logo della festa dell’Unità che è stata etichettata come “la festa di chi dice sì” con un chiaro riferimento al referendum istituzionale. Il premier ha poi personalizzato la questione ammettendo di aver sbagliato con il logo ma promettendo di dare i soldi risparmiati ai poveri in caso di vittoria del Sì. Un ricatto che come un rospo, è diventato davvero difficile da ingoiare.
“Se il referendum passa, i 500 milioni risparmiati sui costi della politica pensate che bello metterli sul fondo della povertà, e darli ai nostri concittadini che non ce la fanno”. Poi aggiunge: “Ho sbagliato a personalizzare il voto d’autunno e credo che ci sia qualcuno che vuole farci perdere. C’è gente tra di noi che pur di far perdere i propri, è disponibile a mandare a casa un intero sistema. Vengano al congresso. Ma basta con la rissa continua. Con la rissa continua perde l’Italia”, ha aggiunto Renzi.
Ma forse la rissa e la polemica è soltanto quella che stanno fomentando gli esponenti del Governo. Basta pensare a come ha rincarato la dose il ministro per le Riforme dicendo che chi vota no, vota contro il lavoro del Parlamento.