Gli immigrati sono tanti e spesso non riescono ad integrarsi. Il problema con la popolazione locale è sempre più consistente anche perché in un periodo di crisi questa estensione esasperata del welfare non è il massimo per i locali.
Abbiamo usato un articolo molto critico de Il Tempo per riassumere i termini della questione.
Nel silenzio generalizzato e senza che il premier Renzi ne annunciasse una sola riga nella conferenza stampa di rito, il consiglio dei ministri di giovedì scorso, l’ultimo prima della pausa estiva, ha approvato in esame definitivo, il decreto legislativo con le norme relative alle procedure per l’accoglienza dei migranti che richiedono lo stato di protezione internazionale. Si tratta di un corpus di regole che integrano l’attuale sistema normativo per la concessione dell’asilo a chi arriva sulle nostre coste, con le disposizione di due direttive la 2013/33/Ue e la 2013/32/Ue del Parlamento europeo e del Consiglio del 26 giugno 2013. Tra le novità, rispetto al decreto legislativo (il numero 140 del 2005) che fino a oggi regolava la materia, ci sono l’abrogazione della possibilità di corrispondere un sussidio economico diretto a chi richiede asilo, ma anche un allungamento da tre a sei mesi della validità iniziale del permesso di soggiorno concesso per la richiesta di asilo, una maggiore attenzione all’accoglienza dei minori, un maggiore controllo sulla gestione delle strutture di accoglienza. Che potrebbero sorgere anche bypassando le norme generali per gli appalti e cioè con la pratica dell’affidamento diretto nel caso di arrivi consistenti e ravvicinati di richiedenti che possono esaurire le disponibilità ordinarie.