Renzi: il Pd e Letta

Torna a parlare Matteo Renzi. Il primo cittadino del capoluogo toscano lo fa in modo abbastanza convenzionale ma pur sempre non banale: si tratta bene o male di una normalissima intervista rilasciata all’inviato di una testata giornalistica, ma non si tratta di un nostro giornale quanto piuttosto della tedesca Frankfurter Allgemeine, testata questa che spesso si occupa delle vicende interne del nostro Paese per quanto riguarda la propria sezione dedicata alla politica estera. Si tratta di un’intervista abbastanza ampia in cui Renzi riesce a toccare una lunga serie di argomenti anche se in potente sintesi.

Saccomanni: ridurre la spesa pubblica

 Tornano i tagli alla spesa pubblica. Il ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni annuncia che saranno intraprese politiche per ridurre la spesa pubblica e verifiche affinchè si possano valutare gli effetti della manovra a “costo zero” che l’esecutivo ha portato a termine bloccando la prima rata dell’Imu sulla casa principale, evitando l’aumento dell’Iva al 22%, riconfermando gli incentivi sulle ristrutturazioni edilizie e gli aiuti alle zone colpite dal sisma.

L’incontro Letta – Berlusconi

L’incontro tra Letta e Berlusconi c’è stato e sembra essere andato bene. In effetti non si trattava di un semplice incontro di rito o ciclico che si tiene tra il presidente del Consiglio di un governo di unià nazionale e il leader indiscusso del centrodestra che pur senza comparire all’interno del governo ne è indiscutibile uomo ombra. Ombra fino a un certo punto a dire il vero. E non si è trattata di un incontro come tutti gli altri per una serie di ragioni: di certo per la gravità del momento storico che stiamo vivendo, per la rilevanza dei temi all’ordine del giorno ma, in primo luogo, perché ha seguito di meno di 24 ore la condanna a sette anni e interdizione perpetua (non è una sentenza definitiva) di Berlusconi nel processo Ruby.

Rubygate, la reazione di Berlusconi

La notizia di apertura della larga maggioranza dei giornali e dei siti di informazione di oggi, se non della totalità, è, in maniera più che intuibile la condanna di Silvio Berlusconi nel processo Ruby. Ovviamente, quasi tutti noi conosciamo gli antefatti, abbiamo seguito con dosi differenti di interesse le vicende processuali e giudiziarie in senso stretto che hanno coinvolto l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi negli ultimi anni. E, si sapeva, o meglio, si immaginava, che fosse questo mese un periodo caldissimo per il leader del Popolo della Libertà e della coalizione di centrodestra chiamato in giudizio ieri nel processo Ruby (sentenza non definitiva) e tra poco nel processo Mediaset (sentenza questa volta definitiva- leggi anche: Legittimo impedimento respinto il ricorso di Berlusconi).

L’addio di Prodi

Sui principali giornali e organi di informazione di varia natura oggi si parla di Romano Prodi. Le’x fondatore dell’Ulivo, presidente del Consiglio, leader della coalizione di centrosinistra e tanto altro – pensando solo alle cariche politiche rivestite nel corso degli ultimi anni all’interno del nostro Paese – getta la spugna. Le metafore per indicare il momento in cui si decide, in maniera più o meno volontaria, di interrompere definitivamente la propria carriera sono indiscutibilmente tante e affondano le proprie radici in molti e differenti ambiti, eppure abbiamo parlato di gettare la spugna perché quella di Prodi sembra un’uscita di scena mesta e in sordina.

Il caso Josefa Idem

 La ministra Josefa Idem ancora nell’occhio del ciclone per presunte irregolarità burocratiche e fiscali avvenute nella sua casa a Ravenna. La Idem nonostante i ripetuti inviti a dimettersi dal suo ministero (sport e pari opportunità), non molla e va avanti sicura di poter chiarire l’accaduto al primo ministro Enrico Letta il quale, non ha esitato di chiedere spiegazioni alla ex campionessa italiana riguardo questa sua situazione. Intanto la stampa continua a bersagliare Josefa Idem cercando di distruggere quell’immagine positiva che l’ex campionessa olimpica si era meritata con i suoi successi sportivi.

Evasione fiscale: mancano 545 miliardi di euro

 Un buco di 545 miliardi euro è l’ammontare del credito che il fisco italiano ha nei confronti dei contribuenti. I dati dell’evasione fiscale in Italia sono ancora molto alti. Ma ormai il fisco italiano è in grado di conoscere le nostre spese e i saldi del conto corrente bancario, quello che manca sono i dati sul movimento del denaro. Il totale delle entrate e delle spese dell’anno registrate sul conto bancario, i depositi a risparmio, le obbligazioni, le azioni, gli investimenti in fondi comuni, i buoni postali. Tutto questo infinito mondo del denaro dal 31 ottobre sarà finalmente più chiaro all’Agenzia delle Entrate con la messa a punto dell’anagrafe dei conti bancari che, come afferma il direttore dell’Agenzia Attilio Befera, servirà ad avere tutte le banche dati necessarie a disposizione e incrociarle in modo da ottenere indicazioni migliori in totale rispetto della privacy dei cittadini.

Serpico controllerà anche i conti correnti

Cosa cambia nella lotta all’evasione

Una delle battaglie che il nostro governo sta combattendo con maggiore convinzione e insistenza è quella contro l’evasione fiscale, vale a dire la lotta contro quella larga fetta della nostra popolazione che evade totalmente o parzialmente e che, insomma, in altre parole, riesce o non pagare le tasse o a pagarne molte di meno rispetto a quanto la legge prescriverebbe nel suo caso. La notizia più recente in materia consiste nel maggior controllo che da domattina entrerà in vigore per i movimenti bancari di tutti noi correntisti, eppure, potremmo definirla quasi come un pretesto, o meglio, come un intervento ausiliario perché le misure ci sono già.

Letta alla stampa estera

Il punto del presidente del Consiglio Enrico Letta sulle vicende più calde del suo governo di unità nazionale è oggi particolarmente interessante. E ciò soprattutto per l’ampiezza dei temi trattati in quanto il nostro presidente del Consiglio, in occasione del consueto periodico appuntamento con la stampa internazionale, non si è sottratto alle molte domande ricevute dai cronisti di mezzo mondo e quindi ci sono molti spunti su cui riflettere e in base ai quali diventa possibile rintracciare le linee guida del nostro governo almeno nel breve periodo. E, forse, con la giusta attenzione, anche nel medio periodo.

RAI: Fico vuole più trasparenza

 La Rai ha bisogno di maggiore trasparenza e soprattutto imporsi un tetto massimo per i compensi dei propri dipendenti. A puntare verso questi obiettivi è Roberto Fico il nuovo presidente della commissione di Vigilanza. Durante un’intervista a Radio 24 Fico conferma le sue intenzioni affermando che una tv pubblica non può nascondere i guadagni dei suoi dipendenti quindi massima trasparenza su entrate e spese. Infine conferma anche la sua idea di definire un tetto massimo anche per il settore spettacolo. In quanto un tetto massimo c’è già in Rai ma riguarda solo gli amministratori e non i contratti per lo spettacolo. Coscienti che la Rai operi in un regime di concerrenza ma, ricorda Fico, non bisogna dimenticare che gli italiani la finanziano con un canone e quindi hanno il diritto di sapere di più su come vengono investiti i propri soldi.

M5S vota si per l’espulsione della Gambaro

 

Dopo quasi sei ore di riunioni e assemblee arriva il verdetto a favore dell’espulsione della Gambaro, da parte della maggioranza dei parlamentari movimento cinque stelle. L’assemblea congiunta senatori e deputati cinque stelle si è espressa con questi numeri 79 a favore dell’espulsione della Gambaro 42 no e 9 astenuti, quindi diciamo che a “larga maggioranza” la Gambaro rischia di essere espulsa come del resto ha chiesto dall’alto il capo Beppe Grillo. Anche questa volta la trasparenza è un po’ scarseggiata infatti la riunione più importante a Montecitorio tra tutti i parlamentari cinque stelle non è stata trasmessa in streaming sul La Cosa che si è limitata a trasmettere solo le dichiarazioni dei nuovi capigruppo alla camera e al senato, rispettivamente Riccardo Nuti e Nicola Morra.

I vincoli economici comunitari

Nella settimana che si sta concludendo, la scena politica all’interno del nostro Paese è stata senza dubbio dominata da una lunga serie di avvenimenti abbastanza eterogenei. Ma, qualora intendessimo sforzarci per trovare un unico comune denominatore potremmo ricercarlo nei rapporti sempre più stretti che vi sono tra l’organigramma politico ed economico del nostro Paese e l’Unione Europea. Significa, in altre parole, che i dettami dell’Unione Europea e di quelli ad essa legati come ad esempio le linee guida della Banca Centrale Europea, si portano dietro un’influenza sempre maggiore all’interno della nostra agenda politica.