Come abrogare una legge

In merito ai referendum del 12 e 13 giugno 2011, in cui i cittadini sono chiamati al voto per l’abrogazione di tre leggi: sulla privatizzazione dell’acqua, sull’introduzione e ripristino dell’energia nucleare e sul legittimo impedimento è necessario spiegare come si fa per abrogare una legge.
Prima di tutto, abrogare significa abolire, ossia rimuovere una legge, o una parte di essa, dall’ordinamento; l’esito referendario, ossia l’espressione della volontà popolare in una democrazia, è fondamentalmente una fonte di diritto primaria che ha il potere di vincolare i legislatori al rispetto di quella che è la decisione del popolo.

Modalità voto referendum 2011

I prossimi 12 e 13 giugno avranno luogo i referendum abrogativi sui quali i cittadini italiani dovranno pronunciarsi riguardo quattro temi fondamentali.
Le questioni da decidere sono:
1) la modalità di affidamento e di gestione dei servizi pubblici che abbiano una rilevanza economica
2) la determinazione di una tariffa relativa al servizio idrico integrato che sia correlato alla remunerazione del capitale investito.
3) la costruzione di siti atti alla produzione di energia nucleare
4) l’abrogazione di norme della legge del 7 aprile 2010, n.51, in materia di legittimo impedimento del presidente del Consiglio.
Allora, la prima domanda è: cosa vuol dire questa lista di cose?

Referendum contro il lodo Alfano non passa la commissione

Il 7 Gennaio 2009 il segretario del partito Italia dei Valori Antonio Di Pietro aveva portato le firme di migliaia di cittadini che si erano prestati per far approvare un referendum con il quale si voleva abrogare la legge meglio definita come Lodo Alfano con la quale si stabilisce l’immunità parlamentare per le 4 più alte cariche dello stato tra cui quindi anche Silvio Berlusconi il quale sarebbe, a detta di Di Pietro, l’unico a beneficiarne.

A quanto pare la raccolta di firme non è andata a buon fine e, anche se ancora la notizia non è stata ufficializzata, la raccolta non ha passato il giudizio della consulta.

Sciopero virtuale

Finalmente è arrivato un disegno di legge dal governo che per la prima volta fa un po’ di chiarezza in tutto il reparto degli scioperi lasciati completamente allo sbando. Da ormai qualche anno a questa parte gli scioperi del settore dei trasporti hanno ostacolato quasi esclusivamente l’utente finale e non certo l’azienda.

Quello invece che servirebbe una legge che tutelasse i cittadini dal mancato svolgimento dell’attività dei trasporti. Lo sciopero deve penalizzare solamente l’azienda e non il cittadino che vede nei trasporti un punto di riferimento per viaggi di lavoro e di piacere.

Referendum contro il lodo Alfano in avvio

La battaglia dell’Italia dei Valori contro la legge Alfano, che sospende i processi per le quattro più alte cariche istituzionali per tutta la durata della legislatura, ha raggiunto un punto di svolta importante. Il leader del partito, Antonio Di Pietro, ha depositato in Cassazione circa un milione di firme di cittadini che chiedono l’indizione di un referendum abrogativo.

Di Pietro ha assicurato che le firme sono state ricontrollate molte volte e dunque non dovrebbero sussistere dubbi sul superamento della soglia stabilita dall’articolo 75 della Costituzione, pari a cinquecentomila sottoscrizioni.

Visibilmente soddisfatto l’ex magistrato, che sottolinea che le cariche beneficiate da questa legge “anche se ammazzano la madre non vengono processate, contrariamente a quanto accadrebbe tutti gli altri cittadini”.

Sardegna, urne deserte per i referendum

Mentre si registra a Vicenza un discreto successo del referendum autogestito sulla base Dal Molin (per quanto privo di ogni valore giuridico), si è rivelata invece un flop, in Sardegna, la votazione sui tre quesiti abrogativi inerenti altrettanti leggi regionali.

Se scarso dibattito hanno suscitato i primi due (riguardanti la creazione di un unico sistema integrato a livello regionale per la gestione delle risorse idriche), una ben più aspra discussione ha caratterizzato il terzo quesito, inerente l’abrogazione della cosiddetta “legge salvacoste” (L.R. 8/2004), ossia il piano paesistico regionale contenente la famosa norma che impedisce – salvo casi eccezionali – la costruzione di qualsiasi edificio entro una fascia di due chilometri dal mare.