Nel caso in cui il testo licenziato in questi giorni dalla Commissione Lavoro dovesse passare l'esame di entrambe le Camere del Parlamento tutte le partite IVA potrebbero venir considerate false solamente nel caso in cui il libero professionista goda di un reddito annuo inferiore ai 17.000 - 18.000 euro lordi annui.
► RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO
Molte, per non dire moltissime, le novità introdotte grazie ai succitati emendamenti sebbene, a nostro modo di vedere, una delle più rilevanti potrebbe a ben diritto venir considerata quella relativa alla riduzione della stretta sulle false partite IVA.
Nel caso in cui, dunque, il testo licenziato in questi giorni dalla Commissione Lavoro dovesse passare l’esame di entrambe le Camere del Parlamento tutte le partite IVA potrebbero venir considerate false solamente nel caso in cui il libero professionista goda di un reddito annuo inferiore ai 17.000 – 18.000 euro lordi annui.
► RIFORMA DEL LAVORO SFATA IL MITO DELL’ARTICOLO 18
Inoltre, allo scopo di individuare i molti contratti di lavoro subordinato mascherati da false partite IVA, sarà discriminante la definizione di monocommittenza.
Oltre a non dover svolgere le proprie mansioni sul luogo di lavoro, come già ampiamente previsto dal testo di legge approvato dal Governo Monti a fine marzo 2012, il libero professionista che voglia dimostrare l’autenticità della propria partita IVA non potrà collaborare con un solo ed unico committente per più di 8 mesi consecutivi ne potrà fatturargli più dell’80% delle proprie entrate.