La vicenda dell'intercettazione telefonica Fassino-Consorte del 2005 pubblicata su Il Giornale in "eslusiva" è costata a Silvio Berlusconi una condanna ad un anno di reclusione e 80.000 euro.
La vicenda dell’intercettazione telefonica Fassino-Consorte del 2005 pubblicata su Il Giornale in “eslusiva” e diventata famosa per la frase “Abbiamo una banca” che Fassino l’attuale sindaco di Torino (all’epoca un dei più influenti esponenti dei DS) espresse nei confronti di Consorte come commento alla scalata Bnl da parte di Unipol è costata a Silvio Berlusconi una condanna ad un anno di reclusione per rivelazione di segreto d’ufficio.
Due anni e tre mesi invece sono stati inflitti a al fratello dell’ex presidente del consiglio Paolo Berlusconi per concorso in rivelazione di segreto d’ufficio, mentre è stato assolto dall’accusa di ricettazione e dal reato di millantato credito. Infine i giudici della quarta sezione penale del tribunale di Milano hanno predisposto anche un risarcimento di 80.000 euro a favore di Piero Fassino, parte civile in questo processo e il pagamento di 10.000 euro di spese legali.
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L’attuale sindaco di Torino, ex segretario DS ha fatto sapere di essere contento della condanna e sopratutto perché fa giustizia e chiarisce una volta per tutte una vicenda che di sicuro ha intaccato la sua immagine e credibilità pubblica. Mentre Berlusconi, con tutt’altro tono parla di persecuzione giudiziaria che orami dura da vent’anni che si ravviva a comando ogni volta che ci sono momenti cruciali nella vita politica del Paese.
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Intano resta confermanta la manifestazione del PDL del 23 marzo in sostegno al Presidente Berlusconi e per far sentire la voce di un intero partito che, effettivamente in questo periodo vive un momento particolare nonostante il buon risultato elettorale portato a casa.