Lele Mora inizia a parlare delle serate trascorse ad Arcore e per descriverle cita un articolo di Giuseppe D'Avanzo ( Giornalista de La Repubblica morto nel luglio del 2011) usando le sue stesse parole, le vicende di Arcore sono state un caso di "dismisura, abuso di potere e degrado".
Lele Mora inizia a parlare delle serate trascorse ad Arcore e per descriverle cita un articolo di Giuseppe D’Avanzo ( Giornalista de La Repubblica morto nel luglio del 2011) usando le sue stesse parole, le vicende di Arcore sono state un caso di “dismisura, abuso di potere e degrado”.
Lele Mora legge un testo scritto rendendo dichiarazini libere nel processo Ruby Bis in cui ammette la sua partecipazione alle feste di Berlusconi. Il mea culpa però è attenuato dal suo dirsi estraneo a induzione alla prostituzione in quanto l’ex manager dichiara di aver solo accompagnato donne a casa Berlusconi e non indotto queste ultime a fare sesso o altri atti in cambio di denaro.
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Mora ammette anche di aver ricevuto denaro da Berlusconi tramite Emilio Fede per salvare la sua società che era in bancarotta. L’ex manager continua la sua dichiarazione affermando di aver chiesto scusa a tutti per le sue offese e il suo attenggiamento aggressivo prima dell’esperienza della prigione che lo ha aiutato a riflettere sui suoi errori. Per questo motivo la sua difese chiede la totale assoluzione in quanto ritiene che il suo assistito abbia già scontato la sua pena e che per la sua condotta sia lontana dalle notti di Arcore. In sostanzo Mora sarebbe stato solo un talent scout senza nessuna partecipazione psicologica in ciò che avveniva dopo aver condotto a casa Berlusconi le ragazze.
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Resta comunque ambigua la posizione di Mora quando dopo aver letto le sue dichiarazioni non perde l’occasione di far sentire la sua vicinanza a Silvio Berlusconi che comunque faceva tutto ciò per aiutare le ragazze in difficoltà.