L’indagine in seno allo Ior e a Città del Vaticano ha già portato i suoi frutti. In effetti ci sono volute solo 48 ore per portare in galera i presunti responsabili del nuovo scandalo su cui ha aperto la luce l’indagine della Guardia di Finanza sulle reali attività dell’Istituto per le opere religiose di Città del Vaticano. L’alone di mistero che ruota intorno allo Ior è da sempre molto fitto o, forse, è alimentato volutamente quasi fosse un’accoppiata inscindibile quella tra la banca del Vaticano e i misteri della nostra storia repubblicana, fatto sta che, ciclicamente, un nuova scandalo viene a galla.
L’indagine interna
Adesso, come nostra consolidata abitudine da lungo tempo, la prima cosa da fare è non cedere al commento a tutti i costi e limitarci, almeno inizialmente, ad un’attenta ricostruzione e analisi dei fatti principali avvenuti nelle ultime ore. L’avvio della ricostruzione lo potremmo far risalire a mercoledì scorso (26 giugno) quando su preciso invito di Papa Francesco sono state aperte le indagini internamente a Città del Vaticano attraverso la nomina di una commissione di cardinali con l’obiettivo di raccogliere quante più informazioni possibili sulle più recenti attività dello Ior (leggi anche: Nuova bufera per il calcio italiano).
L’indagine di Roma
Parallelamente si sono mossi gli uomini del nucleo valutario della Guardia di Finanza su autorizzazione della Procura della Repubblica di Roma che ha contestato i reati di corruzione, calunnia e truffa a monsignor Nunzio Scarano – 61 anni, ex capo contabile dell’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica – Giovanni Maria Zito – sottufficiale dei carabinieri ed ex funzionario del Servizio segreto interno – e Giovanni Carenzio – broker finanziario attivo soprattutto all’estero. Gli arresti, chiesti dalla Procura della Repubblica di Roma, sono stati confermati dal gip Barbara Callari e dalle autorità vaticane c’è stata l’assicurazione della massima collaborazione con gli inquirenti italiani (leggi anche: Papa Francesco).