Storico braccio destro di Romano Prodi, Arturo Parisi è fin dagli albori del Partito Democratico..
In un’intervista a “E-Polis”, il professore si toglie alcuni sassolini dalla scarpa, a danno soprattutto dei vertici del suo stesso partito.
Parisi contesta al suo segretario soprattutto la confusione sulla strada da seguire e la politica delle alleanze attuata da Veltroni, ma nel mirino c’è anche la recente decisione dello stesso Veltroni di sciogliere l’Assemblea Costituente del PD (i cui membri furono eletti circa un anno fa con le famose primarie) e di avocarne i poteri a favore di un ristretto organo interno composto da persone scelte direttamente dal segretario.
Decisione “scandalosa”, per Parisi, che ritiene oltretutto inutile la riunione della Direzione del partito dello scorso 19 dicembre, in cui di fatto non è successo nulla, essendo stata riconfermata la leadership di Veltroni e della linea politica condotta fino ad oggi.
Parisi commenta anche le inchieste giudiziarie che hanno trascinato nella bufera diverse amministrazioni locali di centrosinistra, da Firenze a Napoli: “Ogni episodio fa storia a sé”, ma tutto nasce comunque “dalla disfatta delle elezioni e dalla dissoluzione del centrosinistra”.
Parisi non vuole nemmeno sentir parlare di “questione morale” (“La nostra questione è più semplice: mantenere la parola data e rispettare le regole”) e bacchetta Veltroni per non essersi speso a sostegno della raccolta di firme contro il lodo Alfano (“Venga ai banchetti e vedrà quanti sono i democratici che firmano”).
Qualche parola, infine, è riservata anche a Berlusconi: secondo il professore, il premier “è in generale disaccordo con la legge”. Egli penserebbe infatti che “sia legittimo usare tutti i mezzi per trasgredirle e forzarle, a sostegno dei suoi interessi e dei suoi disegni”.