
Combattere l’evasione fiscale con il web 2.0

La ripresa delle attività scolastiche, al termine delle appena trascorse festività natalizie, quest’anno sarà tutt’altro che indolore giacché, come sicuramente si saranno accorti moltissimi genitori della Penisola, entro e non oltre il 31 gennaio 2012, in attesa delle decisioni della Consulta cui si sono rivolte ben 14 Regioni, tutte le scuole materne, elementari e medie con un numero di studenti inferiori a 1.000 dovranno venir accorpate in più grandi e comprensivi istituti garantendo, di fatto, il licenziamento di presidi, dirigenti e bidelli così come stabilito dalle famose Riforme Berlinguer, improvvisamente divenute attuative causa manovra finanziaria 2011 e manovra salva-Italia che, come ormai ben sappiamo, hanno deciso gli ingentissimi tagli alla spesa pubblica votati, come da dichiarazioni ufficiali, alla razionalizzazione delle uscite dalla casse dello Stato e al raggiungimento del pareggio di bilancio entro e non oltre il 31 dicembre 2013 così come garantito all’Europa dal Governo Berlusconi.
La manovra salva-Italia e la perdita del potere di acquisto dei salari (calata del 40% negli ultimi 10 anni) nonostante l’aumento delle retribuzioni di ottobre 2011, sono solamente due delle principali occorrenze che, insieme alle molte altre che poi vedremo, concorreranno all’aumento esponenziale della spesa della famiglia media italiana per tutto il 2012 e parte del 2013.
A quanto sino a qui ricordato, infatti, bisognerà poi aggiungere, nel corso del 2012, la riforma del mercato del lavoro annunciata dal ministro Elsa Fornero, intenzionata, è vero, a garantire a qualunque cittadino un posto di lavoro che possa considerarsi fisso ma anche ad adeguare, al ribasso, le retribuzioni per chiunque nel mondo del lavoro ci stia entrando, e la riforma del catasto che andrà sensibilmente a modificare le rendite catastali sulle quali calcolare la nuova aliquota IMU della manovra salva-Italia.
Si sarebbero, dunque, potuti utilizzare solamente sino all’esaurimento delle scorte ma, come previsto dall’ordinamento italiano e dalla normative europee in merito, non si sarebbero più potuti produrre.
L’uscita, così drastica e perentoria, non solo non è piaciuta ai cittadini, consapevoli della durezza dei tempi che li attendono, bensì nemmeno agli analisti che ravvisano come nelle parole del ministro vi sia, se non una vera e propria manifestazione di ipocrisia, una certa mancanza di onestà intellettuale e finanziaria.
Evidentemente, come commenta ironico L’Espresso, a Renata Polverini e ai propri uomini, quanto mai uniti nel prendere l’assurda decisione di cui sopra, non devono essere arrivate le voci di default economico che hanno interessato, fin troppo da vicino, l’Italia, l’Europa, l’Eurozona.
Lo fanno, naturalmente, anche le istituzioni italiane, cercando di fotografare l’andamento della cosa pubblica negli ultimi 12 mesi o, nel caso in cui l’analisi sia di carattere macroeconomico, degli ultimi anni.
Aveva altresì stabilito, naturalmente, l’istituzione di una specifica commissione, guidata dal presidente dell’ISTAT Enrico Giovannini che stabilisse a quanto avrebbe dovuto ammontare la nuova indennità parlamentare italiana dopo attenta revisione delle indennità parlamentari europee.
Si precisava, però, come il governo avrebbe potuto emanare un provvedimento d’urgenza per l’adeguamento delle indennità qualora il lavoro della succitata commissione di revisione si sarebbe protratto oltre il 31 dicembre 2011.