I parlamentari avrebbero deciso di non procedere con l'aumento della propria indennità riducendo i propri vitalizi.
Peccato, però, che il taglio non sia un vero e proprio taglio, bensì una sorta di rinuncia, e che l’importo di questa presunta riduzione, al netto delle tasse, sia appena di soli 700 euro al mese.
Analizzando, con attenzione, la realtà dei fatti, si scopre come i parlamentari avrebbero rinunciato all’aumento di stipendio, pari a 1.300 euro lordi (circa 700 netti), che sarebbe derivato dall’adozione del sistema previdenziale contributivo pro rata ed alla conseguente riduzione delle trattenute in busta paga.
Per quanto riguarderebbe, invece, le altre proposte ventilate in questi giorni, dalla retribuzione dei portaborse alla riduzione del contributo eletto-elettori, alla riduzione delle indennità a carico dei Senatori alla diminuzione, in generale, dei privilegi dei politici italiani, poco o nulla sarebbe stato ancora fatto e, in segno di protesta, l’Italia dei Valori non avrebbe approvato il provvedimento sui vitalizi di cui sopra giacché non avrebbe contribuito, in alcun modo, a riequilibrare la differenza, enorme, tra parlamentari e comuni cittadini.