In verità, gli accordi comunitari consentono di sforare rispetto a questo o ad altri parametri, purché si attivi una procedura di rientro..
I numeri forniti dall’Istituto Nazionale di Statistica sono davvero pesanti. Il più temibile di tutti è dato dal rapporto fra il deficit di bilancio dello Stato e il Prodotto Interno Lordo: nel primo trimestre del 2009, infatti, questo rapporto ha raggiunto il valore del 9,3%, ben superiore al 5,7% dei primi tre mesi dell’anno passato e superiore soprattutto alla soglia del 3%, che costituisce uno dei famosi parametri di Maastricht raggiunti faticosamente dall’Italia alla fine del secolo scorso per entrare nel club della moneta unica europea.
In verità, gli accordi comunitari consentono di sforare rispetto a questo o ad altri parametri, purché si attivi una procedura di rientro, che nel nostro caso deve avverarsi entro il 2011: data fin troppo vicina per sperare di farcela. È anche vero che la crisi in atto forse porterà l’Unione Europea ad ammorbidire le pretese, ma se così non fosse il nostro Paese subirà una procedura d’infrazione.
Anche altri valori registrati dall’ISTAT sono tutt’altro che consolanti. Le passività complessivamente sottoscritte dalle amministrazioni pubbliche superano i 34 miliardi di euro al 31 marzo 2009, contro i già pesanti 21,8 miliardi di un anno prima.
Le uscite di cassa, dal canto loro, si sono incrementate del 4,6% su base annua, raggiungendo un valore complessivo pari al 49,2% del Prodotto Interno Lordo, contro il 45,6% del primo trimestre 2008.
Difficile dire se e quando i nostri conti potranno godere di miglior salute.
Certo è che il cattivo momento che sta attraversando la nostra economia non favorirà certo una ripresa a breve, con gli evidenti riflessi in termini di interessi passivi sul debito pubblico e mancanza delle condizioni per una riduzione della pressione fiscale.