Le difficoltà di Bersani e il ruolo di Renzi

I problemi per il leader del Partito Democratico Pierluigi Bersani non si sono esauriti di certo quando ha ottenuto l’incarico dalle mani del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. A dire il vero, potremmo che i suoi problemi, se non aumentati, si sono per lo meno resi più pubblici in quanto ormai è lo stesso Bersani che dovrà salire al Quirinale giovedì prossimo. E’ in pratica dall’inizio de Le consultazioni di Bersani che, con una metafora a lui tanto cara soprattutto durante le fasi più calde della scorsa campagna elettorale, è rimasto con il cerino in mano.

Le consultazioni di Bersani

Il leader del Partito Democratico Pierluigi Bersani è il presidente del Consiglio (leggi: Napolitano, incarico a Bersani). A conti fatti lo è già in modo ufficiale anche se per adesso ha solo ricevuto l’incarico dalle mani del Capo dello Stato. La prassi costituzionale ci spiega che questi sono i giorni in cui il candidato che ha ricevuto l’incarico dal Presidente della Repubblica si dedica alla formazione della lista dei ministri. E, finite le sue consultazioni, andrà in aula con la propria lista dei ministri e il discorso inaugurale sul programma di governo per incassare la fiducia di Camera e Senato.

Napolitano, incarico a Bersani

 

Il primo passo per uscire dallo stallo in cui le elezioni del 24 e del 25 febbraio hanno gettato il nostro Paese è stato fatto. Potremmo dire anche che il dado è tratto per dare enfasi a quanto accaduto ieri, ma dovremmo contemporaneamente non abbandonare la misura. Diciamo che il Capo dello Stato non ha fatto scelte azzardate (leggi: L’incarico a Bersani?) e si è limitato a fare la cosa più ovvia, vale a dire a dare l’incarico a chi ha avuto la maggioranza alla Camera dei Deputati. Fermo restando che in questo caso non è detto che Bersani incassi la fiducia al Senato.

L’incarico a Bersani ?

 

Bersani vuole governare, Napolitano è titubante e le altre forze politiche sono in attesa di nuovi sviluppi. Il rito delle consultazioni di è ormai concluso, ma a quanto pare, le difficoltà che sulla carta si erano, in maniera intuibile, già previste prima dell’avvio delle consultazione non si sono dipanate. Perché la matassa è ingarbugliata, il Paese è indiscutibilmente fermo e la fase di stallo, tendenzialmente una fase di passaggio che caratterizza tutti i periodi immediatamente successivi alle elezioni politiche, questa volta è più lunga del previsto.

La maggioranza di Bersani

L’elezione dei presidenti di Camera e Senato è stata proclamata da poche ore, i discorsi ufficiali sono stati ascoltati e commentati come d’abitudine ma l’eco di due elezioni comunque innovative, chiaramente, non si è ancora spenta (leggi: Grasso al Senato, M5S si spacca). Del resto la partita che si è giocata nei due rami del Parlamento, a dire il vero più aspra e, quindi, più rilevante dal punto di vista strategico, quella cui abbiamo assistito al Senato, ha visto dei vincitori e degli sconfitti. E, con una buona dose di lungimiranza e di rischio, potremmo dire che la partita del Senato ha palesato già in embrione chi potrebbero essere gli sconfitti di domani.

Grasso al Senato, M5S si spacca

Prime crepe all’interno del Movimento a Cinque Stelle. Lo dicono tutti, i commentatori amici e quelli di parte avversa, lo dicono gli esponenti ed i portavoce dei partiti storici che, di queste, ne hanno visto tante, ma, in primo luogo, lo dicono i numeri. A conti fatti il Movimento a Cinque Stelle ha iniziato a sbandare alla prima curva, una curva doppia potremmo definirla in quanto le asperità erano due: l’elezione del Presidente della Camera dei Deputati (leggi: Roberto Fico Presidente della Camera?) e l’elezione del Presidente del Senato della Repubblica. E i problemi si sono palesati al Senato.

Intesa Berlusconi-Bersani per votare subito

Che la nuova legislatura sia nata già morta, o meglio, moribonda è opinione molto diffusa tra i commentatori di qualsiasi area politica. E che gli accadimenti di ogni giorno, sia prima che dopo l’inizio ufficiale della legislatura, siano successive testimonianze della debolezza delle nuove Aule è altrettanto evidente. Prova ne sia che da più parti sembra si tratti di una partita giocata a scacchi per sacrificare la legislatura numero diciassette e tornare alle urne quanto prima. Almeno sembra che queste siano le intenzioni degli acerrimi nemici, sempre più spesso negli ultimi giorni acerrimi alleati, Berlusconi e Bersani.

Roberto Fico Presidente della Camera?

 

All’apertura delle Camere e quindi al via ufficiale della nuova legislatura le questioni ancora da risolvere sono parecchie. In qualche caso si tratta di aspetti secondari, in altri, si tratta di elementi di vitale importanza per l’agenda politica del nostro Paese. Il nostro pensiero va, in maniera intuibile, alla questione dell’elezione del Presidente della Camera dei Deputati (oltre a quella del Capo dello stato dove ci sono Prodi e D’Alema in corsa per il Quirinale), vale a dire a una questione di enorme rilevanza non solo per le qualità del candidato scelto, per gli obblighi costituzionali che dovrà gestire e per il suo ruolo in senso lato. Ma una questione di enorme rilevanza anche per quanto riguarda la logica delle attribuzione delle poltrone tra i partiti, un sistema di per sé complesso, ma, questa volta, gravato dalle difficoltà del risultato elettorale maturato.

Prodi e D’Alema in corsa per il Quirinale

Entra nel vivo la campagna elettorale per le candidature al Quirinale. Prodi e D’Alema gli ultimi nomi forti in corso per la Presidenza della Repubblica e al centro del dibattito politico che ne scaturisce. Ovvia l’opposizione da parte del Pdl, meno l’ostracismo interno al centrosinistra per due nomi entrambi provenienti dalla stessa area. Anche perché la corsa alla presidenza della Repubblica si gioca anche sul terreno dei rapporti tra magistratura e politica in cui la posizione di Berlusconi ha un peso innegabile.

Renzi, il PD e nuove elezioni

La figura più di spicco nelle ultime settimane all’interno del Pd è Matteo Renzi. In effetti la coincidenza ci deve lasciar pensare e deve fare aprire gli occhi a tutti coloro che si interessano di politica, e che abbiano votato per il Pd e che abbiano votato diversamente. A conti fatti, questi, dovrebbero essere i giorni di Pierluigi Bersani che, fino a prova contraria, una maggioranza l’ha ottenuta. Molto più risicata rispetto alle previsioni, sue e dei suo avversari, molto legata al criterio di ripartizione del premio di maggioranza della legge elettorale attualmente in vigore, ma pur sempre una maggioranza.

Ipotesi fiducia M5S al governo PD

 In questi giorni si continua a discutere intorno alla possibile formazione di un governo di minoranza, al quale dovrebbero partecipare M5S e centrosinistra. Bersani che sarà incaricato a fare la prima mossa ha dettato delle linee guida racchiuse in 8 punti che dovrebbero avvicinare la politica del suo partito agli obiettivi del M5S, primo fra tutti la riduzione del numero dei parlamentari e delle spese assurde della casta.

(leggi anche … IL PD APRE AL MOVIMENTO CINQUE STELLE, NESSUN INCIUCIO CON PDL)

Il programma di Grillo

L’ago della bilancia della politica italiana è il Movimento a Cinque Stelle di Beppe grillo. Non si tratta di un’affermazione propagandistica a tinte forte, per altro ben assimilabile al linguaggio dell’ex comico ligure, eppure, è la realtà dei fatti, quella uscita dai seggi elettorali di tutta Italia. Del resto, facendo riferimento ai dati della Camera come è buona abitudine fare in queste occasioni, appare chiaro che circa un italiano su quattro ha affidato la sua preferenza proprio al Movimento a Cinque Stelle.