Il Pd dopo le elezioni: Renzi per le consultazioni?

La situazione all’interno del Partito Democratico all’indomani delle elezioni è confusionaria. Non si tratta di un giudizio di valore, nel senso che non stiamo criticando un’organizzazione farraginosa e in alcuni punti visibilmente lacunosa, quanto piuttosto stiamo fotografando dall’esterno come i numeri, forse forse, ci sono anche, ma metterli sul campo in una formazione affidabile sarebbe impresa ardua anche per il più navigato tra i commissari tecnici.

Il PD apre al Movimento 5 stelle. Nessun inciucio con PDL

 Le elezioni 2013 consegnano all’Italia una sola certezza: l’instabilità di governo. Il PD ottiene più voti ma non la maggioranza al Senato che invece va alla coalizione PDL-LEGA. Il boom atteso del Movimento cinque stelle c’è stato portando i ragazzi di Grillo a diventare il primo partito alla Camera dei Deputati. In questo caos ora però bisogna provare a governare, sarebbe non auspicabile un’altra campagna elettorale e un altro voto nell’immediato.

Gli elettori di Grillo

Mai come alla fine di queste consultazioni elettorali, il quadro politico è di difficile lettura. O meglio, diciamo che, mai come questa volta, alla fine di queste elezioni, il quadro politico si offre a tante letture. Perché c’è chi dice che ha vinto Berlusconi perché sottolinea il recupero pazzesco fatto dal cavaliere e dai suoi alleati di centrodestra; c’è chi dice che ha vinto Bersani, perché anche se di poco, ha la maggioranza; c’è chi dice che ha vinto Grillo per il suo exploit.

Ingovernabilità e grande coalizione

I risultati delle consultazioni elettorali del 24 e del 25 febbraio sono ormai noti a tutti, più o meno. Ed è questo il momento tipico in cui, storicamente, il commento al voto la fa da padrone. A ben guardare, tranne sconfitte di proporzioni colossali, è difficile che un qualche leader o esponente di partito ammetta una debacle sancita dalle urne. Tendenzialmente, appaiono tutti più propensi a travestire da vittoria le piccole affermazioni.

I sondaggi del Pd: pericolo Grillo

 

I sondaggi in queste settimane li fanno tutti. Più o meno pubblicamente, con il divieto di pubblicazione e con il divieto di dichiararne gli esiti, ma, in un modo o nell’altro, qualcosa sempre trapela. In effetti gli esiti dei sondaggi certe volte sfuggono obiettivamente di mano a chi li conduce, ma, tante altre volte, nella maggioranza delle occasioni a dire il vero, rappresentano un’arma politica a tutti gli effetti. E quella di far trapelare prima del voto i risultati dei sondaggi è una strategia a tutti gli effetti.

Monti e Bersani sulla grande coalizione

A tre giorni dal voto l’argomento che desta maggiore interesse è già il dopo voto. Significa che i giochi sono fatti, anche se il silenzio Agcom complica l’interpretazione (leggi: Gli ultimi sondaggi elettorali prima del silenzio Agcom). Sono i giorni in cui tutti i leader candidati appaiono certi del proprio successo e sbandierano i propri numeri e le proprie consapevolezze: ma non si sa se per convincimento reale o per portare dalla propria parte l’elettorato indeciso.

Monti contro il centrosinistra

I giorni che ci separano dall’apertura dei seggi elettorali sono sempre meno e il premier dimissionario Mario Monti cerca con sempre maggior forza di porsi come ago della bilancia. L’obiettivo del professore è continuare a cavalcare la sua trasversalità e spingere ancora sul fronte della sua diversità rispetto ai partiti politici classici. E Monti lo fa per due ragioni: in primis per sostenere un’idea cardine della propria campagna elettorale e, in secondo luogo, per non autoescludersi da nessuna possibile alleanza nel dopo voto.

Confronto in tv: Berlusconi, Bersani, Monti e?

Prove di confronto tv tra i candidati alle elezioni del 24 e 25 febbraio. Siamo a una settimana del voto a questo punto e gli attacchi frontali e la logica del tutti contro tutti è quella che determina i modi e i tempi dell’agenda politica italiana. Una logica fatta sì di attacchi, ma anche di improvvise aperture, possibili alleanze e soprattutto fatta di doppi giochi. Come, del resto, accade da sempre all’avvicinarsi di una scadenza tanto importante.

Monti al Quirinale?

Una nuova posizione è quella che sta assumendo Mario Monti all’interno dell’arco parlamentare italiano. Un arco parlamentare in fieri a dire il vero a meno di dieci giorni dall’aperture dei seggi elettorali. Si tratta ad ogni modo di una presa di posizione del premier dimissionario che gioca a carte scoperte facendo trapelare la notizia della propria candidatura al Quirinale.

Tutti contro Grillo

La campagna elettorale trova un singolare fronte comune di cui occuparsi. Nella giornata di ieri, infatti, quei candidati che da più parti sono impegnati ormai da giorni a gettarsi fango reciprocamente addosso e nel mettere paletti invalicabili per stroncare sul nascere ogni possibile idea di alleanza precedenti o successive al voto, erano quasi tutti d’accordo. Quasi tutti animati dal medesimo intento di attaccare e di screditare quanto più possibile dinanzi all’elettorato indeciso l’operato di Beppe Grillo.

Monti: rischio Maroni in Lombardia

Ieri pomeriggio è cominciata la nuova, e ultima, fase della campagna elettorale di Mario Monti, La svolta Monti. Il premier dimissionario ha incontrato i giovani al teatro Parenti di Milano nel primo pomeriggio strappando applausi alla propria platea. Il professore non ha alzato più di tanto i toni della propaganda a meno di due settimane dall’apertura dei seggi elettorali, ma piuttosto ha preferito ribadire i concetti chiave del suo modus operandi.