Fitch taglia il rating dell’Italia

Fitch taglia il rating dell’Italia da A- a BBB+. Il tanto temuto downgrade del rating dei titoli di Stato italiani è arrivato nella giornata di ieri. Se ne parlava da tempo a dire il vero e, da più parti, il taglio del rating era stato già ventilato: nelle ultimissime settimane poi, era solo questione di tempo perché l’agenzia di rating Fitch aveva già espresso il suo giudizio negativo in merito al risultato elettorale maturato alle elezioni del 24 e 25 febbraio. Non un giudizio di valore, ma una constatazione della paralisi istituzionale (leggi anche: Spread e rating dopo le elezioni).

Spread e rating dopo le elezioni

Che le elezioni politiche in Italia fossero un evento di grossa importanza al di fuori dei confini del nostro Paese è quasi scontato da ripetere. Si sapeva e si continua a sapere che le ripercussioni di un risultato elettorale così incerto (leggi: Ingovernabilità e grande coalizione) e di problematica collocazione non avrebbero tardato a farsi sentire. E, di fatti, le ripercussioni dell’incertezza politica in cui i risultati elettorali hanno gettato il nostro Paese si sono già palesate in ambito strettamente finanziario.

Meno poteri alle agenzie di rating

Nuove norme in arrivo per le agenzie di rating. Il Parlamento europeo ha approvato mercoledì scorso un pacchetto di norme restrittive nei confronti delle agenzie di rating con l’obiettivo di ridurne il campo d’azione.  E di depotenziare le ripercussioni dei loro ormai famigerati giudizi sull’economia internazionale che sanno spesso di bollettino medico sulle condizioni di salute di un Paese o di una moneta.

S&P taglia le stime sulla crescita del PIL dell’Europa

Dopo quella di Moody’s, che solamente pochi giorni fa avrebbe provveduto a declassare, in un sol colpo, 17 banche tedesche, numerosi istituti di credito olandesi, il gruppo industriale francese PSA Peugeot Citroën ed il cosiddetto fondo salva – Stati, su tutta l’Europa si sarebbe in queste ore abbattuta la scure di Standard&Poor’s che, in linea con le altre importantissime agenzie di rating statunitensi, avrebbe deciso di rivedere, naturalmente al ribasso, non solamente il Prodotto Interno Lordo di numerose nazioni europee bensì anche, e soprattutto, di tutta l’Europa.

Funzionamento delle agenzie di rating

La notizia divulgata oggi dai principali quotidiani italiani in merito alla perquisizione della sede lombarda di Standard&Poor’s da parte della Guardia di Finanza di Milano su ordine della Procura della Repubblica di Trani, che ipotizza i reati di manipolazione dei mercati nonché di abuso di informazioni privilegiate, due tra i più gravi e peggiori reati, tra tutti quelli possibili, a carico degli operatori della finanza, ha destato sicuramente scalpore nonché preoccupazione tra i cittadini che, consci della propria ignoranza in merito al possibile funzionamento delle agenzie di rating nonché sulla condizione di disagio attualmente vissuta dall’Italia a causa del recente downgrade ad opera, appunto, di Standard&Poor’s, sono tornati a chiedere a gran voce spiegazioni nonché chiarimenti sia sul ruolo degli organi di vigilanza quali Moody’s, Standard&Poor’s e Fitch Ratings, sia sulla reale situazione economico-finanziaria attuale e futura dell’Italia nonché dell’Eurozona.

Credit Watch negativo per l’Unione Europea

Alla vigilia del vertice che deciderà i destini dell’Italia, dell’Unione Europea e della monete unica per eccellenza, ovverosia l’euro, le agenzie di rating, in particolar modo Standard&Poor’s, danno il proprio giudizio, estremamente negativo, sulla situazione, ponendo in credit watch, con la fortissima possibilità che venga abbassato almeno di un punto, il rating dell’Unione Europea, da sempre considerato da tripla A.

Andamento dello spread in Europa

Come abbiamo avuto modo di riportare più volte, ed ormai la cosa è evidente a tutti, la crisi c’è, e non risparmia (quasi) nessuno.
Nella tempesta finanziaria che si abbattuta su tutta la Zona Euro il nemico ha un nome, si chiama SPREAD.
Lo spread, quando di parla di titoli di stato, rappresenta in sostanza il differenziale tra il tasso di rendimento di un titolo a “rischio default” (come nel caso dei titoli greci) e quello di un titolo a basso tasso di rischio (allo stato attuale viene preso come riferimento, in Europa, il tasso d’interesse dei Bund tedeschi).

L’Italia tagliata da Fitch

La notizia, in fin dei conti, non è delle più sconvolgenti sebbene, incassare 3 giudizi negativi su 3 nel giro di un mese, non faccia molto piacere.

Era inevitabile, si dirà e, probabilmente, si avrebbe ragione. Si perché dopo il declassamento di Standard&Poor’s, giunto a sorpresa a metà settembre, era ovvio e consequenziale che arrivassero anche i downgrade di Moody’s prima e di Fitch dopo.

MOODY’S HA DECLASSATO L’ITALIA

Uscire dalla crisi grazie ai giovani

“La prima preoccupazione dell’Italia è avviare riforme strutturali che rilancino lo sviluppo e permettano di uscire dalla stagnazione economica”.

Così si è espresso Mario Draghi nel corso del suo intervento, strategicamente intitolato “Giovani e crescita” al convegno dell’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà in corso di svolgimento a Spoleto per opera del pidiellino Maurizio Lupi.

MONTEZEMOLO INVOCA UN PIANO COMUNE PER LA CRESCITA

L’Italia ha perso la fiducia

Il tema caldo di questi giorni, che sta scuotendo le piazze, le strade i convegni e qualunque altro luogo nei quale si ritrovino politici ed economisti italiani, è sicuramente quello della grave situazione economico-finanziaria nella quale versa il Bel Paese, incapace, nonostante ne abbia i mezzi, di uscire da una crisi che, venissero accantonati i frazionamenti tipici della politica italiana, potrebbe essersi già risolta grazie all’adozione di misure efficaci, condivisibili e condivise dalla totalità delle istituzioni nonché della popolazione.

FITCH VEDE AL RIBASSO IL PIL ITALIANO