I nuovi ammortizzatori sociali previsti dal Governo Renzi

Il governo Renzi ha deciso di attivare nuovi ammortizzatori sociali che vanno a sostituire quelli precedentemente studiati. Si pensi ad esempio all’ASpI che è stata introdotta soltanto nel 2012 dalla legge Fornero. Adesso sarà sostituita dalla NASpI ma sarà possibile accedere anche all’ASDI e ad un sussidio di disoccupazione chiamato DIS-COLL. Ecco cosa cambia.

La riforma del lavoro, nota anche come Jobs Act, ha approvato alla vigilia di Natale un decreto di riforma degli ammortizzatori sociali introducendo delle novità anche per misure come l’ASpI che ha debuttato nel 2012 con la riforma Fornero. La Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego estende il suo bacino d’utenza e per i collaboratori coordinati e continuativi arriva l’indennità di disoccupazione chiamata DIS-COLL.

Dettagli riforma del mercato del lavoro: la mini – ASPI

Della riforma del mercato del lavoro del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Elsa Fornero, riforma di fondamentale importanza sia per la ripresa economica italiana che per la vita di moltissimi milioni di lavoratori, giovani e pensionati italiani, e che, proprio per questo motivo, avrebbe avuto una gestazione particolarmente lunga, complicata e a tratti, purtroppo, inconcludente, avremmo già parlato in modo quanto mai approfondito e dettagliato.

Aumento una tantum co. co. pro. Governo Monti

La riforma del mercato del lavoro, promossa dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Elsa Fornero, sottoscritta dall’intero Governo Monti ed approvata, seppur con voto di fiducia imposto dal Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti, dal Parlamento della Repubblica Italiana, riforma della quale, in più di un’occasione, avremmo approfonditamente discusso su Politikos, riuscirà a tutelare più che mai, per lo meno in caso di licenziamento e successiva disoccupazione, anche e soprattutto i lavoratori assunti con un qualsiasi contratto a progetto o, per meglio dire, con un qualsiasi contratto di collaborazione contributivo a programma.

Parole chiave della riforma del lavoro

La riforma del lavoro, come avremmo in più d’un occasione provato a ribadire chiosando le parole del Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti, non sarebbe fondata, in maniera preponderante ed esclusiva, sulla temutissima abolizione dell’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori bensì anche, e soprattutto, su una migliore, più efficace e marcata flessibilità in uscita, naturalmente tutelata da più efficienti prestazioni a sostegno del reddito, quali, per esempio, l’Assicurazione sociale per l’impiego (Aspi), che dovrebbe consentire, secondo quanto ricordato dal Premier Monti in occasione del forum di Cernobbio, non già di rivoluzionare il mondo del lavoro bensì di gettare le basi per la sua radicale, e futura, trasformazione.

Camusso frena sulla riforma del lavoro

Susanna Camusso, attuale leader della Confederazione Generale Italiana del Lavoro, o CGIL, sarebbe tornata a parlare dell’imminente riforma del lavoro sostenendo come l’intesa governo – partiti di maggioranza raggiunta nella notte, proprio sul delicato tema del futuro mercato del lavoro, tra i rappresentati del Governo Monti e i segretari generali dei principali partiti di maggioranza, non sia da considerarsi degna di alcun valore poiché priva dell’approvazione dei sindacati che, soprattutto nell’elaborazione di una si complessa riforma, dovrebbe rivestire un ruolo quanto mai decisivo.

Punizioni corporali alla Abercrombie di Milano

Parrebbe quasi uno scherzo piuttosto che un’intrigante trovata pubblicitaria o un racconto d’altri mondi: dipendenti, italiani, regolarmente assunti (sempre che un contratto di lavoro intermittente possa effettivamente dirsi tale) da una multinazionale, statunitense, costretti a subire durissime, inopportune e quanto mai umilianti punizioni corporali nel caso in cui, per esempio, non si dimostrino oltremodo scattanti, attenti, precisi e sorridenti nello svolgimento delle proprie mansioni piuttosto che nel rapporto con i clienti o con i superiori.

Riforma ammortizzatori sociali

Nelle riforme previste per l’anno nuovo c’è sicuramente anche quella dei cosiddetti ammortizzatori sociali, che secondo le prime volontà del governo andranno in due direzioni principali.

Innanzitutto sarà prevista un’indennità di disoccupazione generalizzata per quelle persone che hanno appena perso il lavoro, ed in secondo luogo verrà istituita una cassa integrazione non gestita dall’Inps, ma dagli enti bilaterali al fine di affrontare le crisi aziendali.

Sospensione delle rate del mutuo

E’ superfluo affermare che la crisi economica stia colpendo sia le imprese che le famiglie. In molti casi le famiglie, con all’interno del nucleo famigliare uno o più esponenti in cassa integrazione o addirittura senza lavoro, non riescono a pagare la rata del mutuo della casa.

Molti pensano che la vera crisi economica si verifichi nei prossimi mesi poichè i dipendenti licenziati o quelli andati in cassa integrazione hanno potuto beneficiare nei mesi scorsi di ammortizzatori sociali che però hanno una scadenza e a breve molti si ritroveranno senza uno stipendio regolare.

Per fronteggiare la crisi, il governo ricorre alle regioni

In questo periodo di crisi abbiamo visto che anche le imprese italiane stanno subendo gravi danni soprattutto causati dal calo sostanziale dei consumi. Nel 2008 l’Italia ha registrato un raddoppio dei fallimenti soprattutto nell’area napoletana seguita dalla Lombardia.

Da questo dato si evince che a seguito di un fallimento vi è la forte probabilità di licenziamenti che producono inevitabilmente un danno alle casse dello stato che, come sappiamo, elargisce i cosiddetti ammortizzatori sociali.