Non stiamo parlando, contrariamente a quanto sarebbe di primo acchito possibile credere, dello stress da lavoro che, oltre ad essere ormai stato riconosciuto, anche in ambito internazionale, quale vero e proprio disagio psicologico e sociale, avrebbe ormai colpito oltre 9 milioni di italiani, bensì dello stress, ormai sempre più diffuso, derivante dall’impossibilità di trovare un qualsiasi posto di lavoro.
#ledebat tra Francois Hollande e Nikolas Sarkozy ho visto fronteggiarsi i due candidati alla presidenza francese anche, e soprattutto, sulla delicata questione del lavoro.
Martedì 1° maggio 2012,Festa del Lavoro, sarebbe stato caratterizzato, com’è giusto, ma al contempo anormale, che sia, dalla richiesta di più posti di lavoro più sicuri soprattutto a favore dei più giovani italiani.
Il Centro Studi di Confindustria, l’organo della Confederazione Generale dell’Industria Italiana preposto all’analisi delle serie storiche riguardanti il mercato del lavoro (capace, dunque, di fotografare la reale situazione di disagio che starebbe vivendo l’Italia), avrebbe in mattinata dato alle stampe un accurato rapporto, redatto negli scorsi mesi, riguardante il tasso di disoccupazione, la percentuale della forza lavoro sul totale della popolazione nazionale e le possibilità di crescita del settore industriale sia dal punto di vista manifatturiero che dal punto di vista delle società di servizi.
Siamo sicuri che una guida critica, esaustiva, chiara, essenziale, colloquiale e completa alla riforma del mercato del lavoro, il cui testo sia inoltre stato sapientemente arrangiato da un professionista del settore quale David Trotti, esperto caporedattore dei fascicoli della linea editoriale Consulenza pubblicati da Buffetti Editore, divisione editoriale del più grande ed importante gruppo aziendale italiano attivo nei settori della vendita e dell’installazione di servizi, prodotti e soluzioni professionali per l’ufficio, potrebbe sicuramente interessarvi.
La disoccupazione in Italia, a febbraio 2012, avrebbe raggiunto il livello record del 9,3%.
Un dato così impressionantemente elevato, per lo meno stando alle dichiarazioni pubblicamente rilasciate dagli esperti dell’Istituto Nazionale di Statistica, non si registrava dal lontanissimo 1992.
Mai s’è visto, per lo meno a memoria d’uomo, un governo sì convinto della bontà, o sarebbe meglio affermare indiscutibile bontà, delle proprie riforme che, nonostante non abbiano, ne mai raccoglieranno, racimolato il 100% dei consensi, salveranno l’Italia dalla crisi economica.
Il Governo Monti, sebbene ancora non abbia incassato la piena e totale fiducia delle parti sociali coinvolte nella delineazione della riforma fortemente voluta dal ministro Elsa Fornero, attualmente a capo del dicastero del Lavoro e delle Politiche Sociali, starebbe alacremente lavorando per cercare di limare e definire, quanto più possibile ed in ogni minimo dettaglio, ogni singola caratteristica sia della riforma del lavoro che della riforma del welfare che, proprio a causa delle modifiche che apporterà agli ammortizzatori sociali, sarebbe in questo ore al centro del dibattito.
Il vertice di ieri pomeriggio tra il Governo Monti e le parti sociali, al quale avrebbero presieduto tutti i più importanti esponenti dell’attuale esecutivo (dal ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera al ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Elsa Fornero), i rappresentati delle sigle sindacali confederali (Susanna Camusso della CGIL, Raffaele Bonanni della CISL e Luigi Angeletti della UIL) e il presidente di Confindustria (Emma Marcegaglia), non si sarebbe certamente concluso, nonostante le attese dell’opinione pubblica tutta, nel migliore e più risolutivo dei modi.
“Il lavoro, per i giovani italiani, sarebbe oramai divenuto praticamente irraggiungibile, un miraggio agognato molto più che nel corso degli ultimi 4 anni ovvero, come molti certamente sapranno, dall’inizio di questa terribile, ed opprimente, crisi economico-finanziaria che ancora stenterebbe a risolversi”.
Tempo fa davamo notizia, proprio su questo blog, della possibilità, paventata dallo stesso Sergio Marchionne in un’intervista al Corriere della Sera, che Fiat Italia dovesse chiudere, in caso di risultati poco soddisfacenti, dal punto di vista delle vendite e, soprattutto, delle esportazioni oltreoceano, alcuni propri stabilimenti di produzione.
In Italia la disoccupazione, stando alle ultime rilevazioni statistiche effettuate a gennaio 2012 dall’Istituto Nazionale di Statistica, altrimenti detto ISTAT, avrebbe raggiunto il più alto valore mai registrato nel Bel Paese o, per lo meno, il più alto valore mai registrato dal 2001, anno durante il quale, come forse qualcuno ricorderà, il succitato istituto di statistica cominciò ad elaborare le proprie serie storiche trimestrali sull’andamento della disoccupazione.
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