Oggi Emma Marcegaglia, leader di Confindustria che più volte, sebbene contraria ai propri interessi, ha dichiarato come la manovra sia necessaria più che mai, è arrivata a ribadire il concetto dell’OCSE sostenendo, però, come l’Italia, in realtà, starebbe già vivendo una serissima fase di recessione che si perpetrerà almeno sino alla fine del 2013.
Emma Marcegaglia
Crescita economia italiana ferma secondo Confindustria
I risultati, purtroppo, sono tutt’altri che confortanti. Vediamoli insieme.
Marcegaglia: azione governo non sufficiente
La Marcegaglia ha dichiarato che il governo ha tenuto a posto i conti pubblici nei primi mesi di crisi, riuscendo ad evitare situazione stile Spagna e Portoglallo, però da sei mesi ad oggi l’azione del governo non è stata sufficiente.
La Marcegaglia chiede le riforme
Nel frattempo è probabile che il tasso di disoccupazione si porti al livello preoccupante del 9,3% che risulta essere il tasso subito nel 2000 quando la situazione italiana era disastrosa. Durante questo periodo che porterà ad una lenta ripresa l’economia italiana potrà vedere lasciati per strada 1 milione di posti di lavoro tra licenziamenti e cassa integrazione.
Aiuti per piccole imprese
CGIL non firma l’accordo sulla riforma dei contratti
La CGIL non ha voluto firmare l’accordo per la riforma dei contratti di lavoro poichè, a detta di Epifani, tale riforma non compenserebbe il reale andamento dell’inflazione. Tutte le altre sigle sindacali formate da CISL, UIL, UGL, ma anche la confindustria capitanata da Marciagaglia, hanno firmato l’accordo seguendo così l’appello del sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri Letta che invitava le parti a prendere atto della crisi.
Dalle parti sociali giudizi altalenanti sul decreto
La Marcegaglia apprezza le aperture sulla deducibilità dell’IRAP e il potenziamento della detassazione dei premi sulla produttività, ma si aspetta molto di più in altri settori, a partire dall’energia. Per la rappresentante degli industriali, l’Italia dovrebbe accelerare il suo ritorno al nucleare (“Un’opzione voluta ormai da metà degli italiani”), al fine di ridurre la dipendenza dall’estero e i costi complessivi dell’approvvigionamento energetico.