La corsa al nucleare della Cina

Lasciamo da parte, solamente per il momento, gli scottanti argomenti di politica interna, quali manovra salva-Italia, piano sblocca-imprese, decreto liberalizzazioni, evasione fiscale e quant’altro, per occuparci di alcune altre interessanti questioni di politica internazionale quale, per esempio, quella riguardante il desiderio della Cina, dopo le titubanze seguite al terribile disastro di Fukishima, di completare il programma di potenziamento nucleare approvato alle soglie del XXI secolo.

Anziani giapponesi chiedono al governo di andare a Fukushima a pulire

In questi mesi si continua a parlare del disastro di Fukushima e delle prese di coscienza dei governi europei riguardo all’utilizzo dell’energia nucleare e dei possibili rischi a cui si potrebbe andare incontro, tanto che la Germania, la Svizzera, la Francia ed in ultimo l’Italia con il risultato del referendum sul nucleare, hanno deciso di chiudere gli impianti e di passare alle energie alternative.
Recentemente uno studio pubblicato dal quotidiano giapponese Tokio Shimbun riguardo alle radiazioni nucleari nocive, ha esaminato il caso di molti bambini che vivono nei pressi di Fukushima che presentano dei sintomi che pare siano dovuti all’esposizione massiva di radiazioni e ha dichiarato che può esserci un possibile rischio per le popolazioni che si trovano vicino alla centrale nucleare danneggiata dal terremoto dello scorso 11 marzo.

Il Giappone non rinuncia al Nucleare

Il ministro giapponese Banri Kaieda fa intendere di non apprezzare il risultato referendario ottenuto in Italia e afferma che l’energia nucleare è per il Giappone una risorsa indispensabile. Nonostante il disastro nucleare di Fukushima causato dal violento terremoto e conseguente maremoto, il Giappone conferma l’interesse nei confronti del nucleare come forma di energia. Senza il nuclerare il Giappone non può vivere sottolineando che questa risulta essere un pilastro per l’economia giapponese.

Sulle strade del Piemonte viaggiano le scorie nucleari per la Francia

Il Fatto Quotidiano ha condotto un’inchiesta molto interessante sul viaggio che compiono le scorie nucleari, dalla provincia di Vercelli a La Hague in Normandia e di cui i cittadini italiani non ne sanno nulla.
Nel 2006 è stato siglato un accordo tra l’Italia e le Francia, entrato poi in vigore a gennaio del 2007, in cui si parla del trattamento di 235 tonnellate di combustibile nucleare italiano, che corrisponde agli scarti che sono stati accumulati in Italia nel periodo dell’energia nucleare che è terminata con il referendum del 1987 dopo che gli italiani hanno voluto la chiusura degli impianti.
Gli scarti però dovranno rientrare nel nostro paese entro e non oltre il 31 dicembre del 2025 e la Società gestione impianti nucleari,la Sogin, si sta già attrezzando, con l’autorizzazione di una gara d’appalto per la costruzione di un sito che funga da deposito per le scorie radioattive nella zona di Saluggia (da dove sono partite, in poche parole).

Energie rinnovabili per tutto il pianeta entro il 2050 a discapito del nucleare

Doveroso è parlare di uno studio che è stato effettuato dall’Intergovernmental panel on Climate Change (Ipcc), firmato da 120 ricercatori, che ha messo a confronto 164 scenari sulle energie pulite per dimostrare che, entro il 2050 sarà possibile coprire il fabbisogno elettrico di tutto il pianeta, soltanto grazie all’impiego di energie rinnovabili.
A fronte del disastro di Fukushima avvenuto lo scorso 11 marzo e, a meno di un mese dal referendum del 12 e 13 giugno, in cui si deciderà se abrogare la legge sull’introduzione del nucleare, la privatizzazione dell’acqua e sul legittimo impedimento, questo studio dovrebbe far riflettere su quello che potrebbe essere il futuro del nostro pianeta e dei nostri figli.

Nucleare retromarcia del governo

Il governo ha fatto dietrofront sul nucleare, bloccando di fatto il programma di realizzazione delle centrali e inserendo nella nella moratoria già prevista nel decreto legge Omnibus l’abrogazione di tutte le leggi previste per la realizzazione di centrali nucleari in Italia.

Questa decisione dovrebbe portare all’annullamento del referendum sul nucleare previsto per il prossimo 12-13 giugno.

Energia nucleare: moratoria di un anno

Il ministro Romani ha confermato ufficialmente che oggi al Consiglio dei Ministri sarà fatta una dichiarazione di moratoria per un anno per quanto riguarda le decisioni e l’attivazione della ricerca dei siti per le centrali nucleari.

Gianfranco Fini ha definito questa una scelta saggia e opportuna. La commissione Attività produttive del Senato voterà il parere sul decreto legislativo sull’individuazione dei siti per i nuovi impianti nucleari.

Centrali nucleari sul confine non si possono far chiudere

Arriva dalla Corte di giustizia europea un’importante sentenza per quanto riguarda le centrali nucleari sul confine tra due paesi. Quello che emerge da questa sentenza è che un Paese può essere denuclearizzato ma potrà sempre avere a 20 chilometri dal confine un’altra centrale nucleare, in sostanza è stato deciso che non può essere fatta chiudere una centrale nucleare di un altro paese sul confine.

Ovviamente però viene stabilito che tale impianto deve sottostare alle severe regole stabilite dal Trattato Ceea (Comunità europea dell’energia atomica).

Energia Nucleare in Italia

Gli italiani, tramite un referendum, avevano detto no alla proliferazione nucleare, ma con la crisi del settore energetico, il prezzo altalenante del petrolio e del gas naturale ha portato il governo a varare un provvedimento che porti l’Italia alla creazione di nuove e innovative centrali nucleari con lo scopo di fornire energia pulita anche se le ancora non è possibile smaltire le scorie radioattive in maniera sicura al 100%.

Verrà istituito un’agenzia per la sicurezza del nucleare con un presidente e 4 direttori tutti nominati dal presidente della Repubblica su esplicita richiesta da parte del presidente del consiglio dei ministri.

Crisi del gas e le rassicurazioni del Governo

La difficile situazione dei rifornimenti di gas verso l’Europa occidentale, che vede contrapposti le società fornitrici di gas di Russia e Ucraina (spalleggiate dai rispettivi governi) esattamente come negli anni passati, gela – non solo metaforicamente – le aspettative dei cittadini europei.

Le forniture di gas naturale provenienti dalla Siberia assumono un ruolo basilare nei sistemi di riscaldamento di mezza Europa, e la chiusura improvvisa dei gasdotti che ci collegano con l’Est può portare a conseguenze drammatiche, anche e soprattutto per il nostro Paese.

Il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola prova a smorzare i toni. Secondo Scajola, infatti, l’Italia è meglio attrezzata del passato per fronteggiare crisi energetiche di questa portata, e in particolare il nostro Paese detiene scorte strategiche per circa due mesi di autosufficienza, adeguate per superare la fase più critica dei mesi invernali.