
No allo scudo fiscale in manovra finanziaria

La cosiddetta mini-stretta sulle pensioni, la norma che non avrebbe più consentito, sin dal 1° gennaio 2012, di poter riscattare gli anni di laurea o di militare per poter andare in pensione prima del tempo (fermo restando la possibilità di farlo per incrementare l’importo dell’assegno pensionistico) e che avrebbe portato nelle casse dello Stato circa 1,5 miliardi di euro entro il 2014 (circa 110.000 persone coinvolte ogni anno), sarebbe già saltata.
Ma sarà davvero così? A dircelo, sarete voi, se avrete l’accortezza di commentare questi nostri articoli sull’argomento.
Ma che cos’è, in fondo, questa benedetta imposta patrimoniale di cui tutti parlano?
Secondo le stime più prudenti, infatti, servirebbero circa 55,4 miliardi di euro in 4 anni (da adesso sino al 2014) per cercare di riassestare i conti pubblici e accontentare (e ciò costituisce motivo di discordia più che altre questioni), almeno in parte, le pretese avanzata dalle BCE (Banca Centrale Europea), tutto sommato insoddisfatta della manovre correttive pensate dal governo.
Il termine viene comunemente confuso con quello di elusione fiscale, una pratica legale delle più raffinate in assoluto grazie alla quale l’elusore cerca di ottenere un vantaggio economico sfruttando i buchi della legislazione.
[ESEMPIO] Il venditore di un immobile potrebbe, ove non avesse intenzione di vedersi tassati i propri introiti con la comune aliquota del 35%, conferire l’immobile stesso in una società per azioni. In questo modo potrebbe vendere il suddetto immobile in qualità di bene appartenente alla Spa, subendo così una pressione fiscale pari al 20% (aliquota standard per le operazione che interessano le vendite correlate alle società per azioni).