Platea esodati salvaguardati ampliata dalla Commissione Lavoro

Nonostante la strenua e ripetuta opposizione del Governo Monti, che in numerose occasioni avrebbe chiaramente dichiarato di non voler modificare né le strategie di salvaguardia sino ad oggi adottate dall’esecutivo né, tanto meno, la normativa attualmente riguardante il mondo del lavoro ed i nuovi requisiti pensionistici (stabiliti dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Elsa Fornero grazie alla discussa, contestata e contrastata riforma delle pensioni), la Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, presieduta da Silvano Moffa di Azione Popolare (partito politico facente parte del gruppo parlamentare Popolo e Territorio), avrebbe approvato, all’unanimità, un emendamento che andrà ad ampliare la platea degli esodati salvaguardati dalla legge di Stabilità 2013.

Il WSJ e il lavoro all’italiana

Un tagliente editoriale apparso stamane sul Wall Street Journal, il quotidiano di proprietà del magnate liberista Rupert Murdoch, così recita: “Potranno queste misure risolvere i problemi dell’economia italiana? Solo nel senso che teoricamente è possibile svuotare il lago di Como con mestolo e cannuccia”.

Gli immigrati pagheranno le pensioni

Se è vero, come abbiamo avuto modo di vedere recentemente, che uno dei principali problemi degli italiani è quello della sotto occupazione, rispetto alla tanto deprecata disoccupazione che, per la verità, si ritrova ad essere in linea, se non addirittura inferiore a quella delle altre grandi economie occidentali, allora è vero che, collateralmente parlando, vi sarà, prima o poi, un serio problema di pensioni.

SOTTO OCCUPAZIONE È IL PROBLEMA ITALIANO

Quando si andrà in pensione

Le riforme che, in queste ultime settimane, hanno interessato le pensioni, stanno preoccupando molti italiani che non sanno più capire quando e, soprattutto con quanto, andranno in pensione. Gli ultimi dati, approssimativi, parlano di età pensionabile spostata anche fino a 70 anni, per alcuni particolari casi e con un ammontare che, secondi alcuni, certo non ripaga di così tanti sforzi e tanta fatica.

Comunque, nell’attesa che la situazione si definisca nella maniera più precisa possibile, cerchiamo di fare ordine nella confusione previdenziale cercando di capire quando e con quale cifra si potrà andare in pensione.

Pensioni refuso dei 40 anni di contributi

Nella giornata di ieri si era diffusa la notizia secondo la quale il limite di contributi per andare in pensione sarebbe stato innalzato dai 40 anni attuali.

Ma nella serata è arrivata la dichiarazione del ministro del Welfare Maurizio Sacconi, che ha affermato trattarsi di un refuso.

Come dichiarato dal ministro, non era intenzione né sua, né di Azzolini, né di Tremonti, inserire una modifica del genere. Si è trattato ufficialmente di un refuso, che sarà ora cancellato, almeno si spera.

Scalone unico pensione statali a 65 anni

Oggi verrà presentato in Consiglio dei Ministri il testo che dovrebbe portare l’età di pensionamento delle lavoratrici pubbliche a 65 anni, come già previsto per i colleghi uomini.

Secondo quanto emerso nelle scorse ore sarà previsto un solo gradone unico, che porterà in un colpo solo l’età pensionabile dai 61 anni attuali direttamente a 65 anni.

In precedenza si era anche parlato dell’ipotesi di procedere per gradi, con uno scalino intermedio a 63 anni, per poi passare a 65 nel 2012.

Pensione professionisti più lontana

Con il via libera da parte dei Ministeri del Lavoro e dell’Economia, aumentano, anche se non di molto, l’età pensionabile ed i contributi per i professionisti, quali avvocati, architetti, ingegneri, consulenti del lavoro e veterinari.

Questa mossa si colloca all’interno del piano per arrivare alla sostenibilità del sistema in 30 anni per quanto riguarda i bilanci ed in 50 anni per l’attivo patrimoniale.

Come chiedere la pensione con 40 anni di contributi

La Circolare del Ministro Brunetta 4/09 precisa che le amministrazioni pubbliche possono avviare il procedimento per il pensionamento dei dipendenti che hanno accumulato 40 anni di contributi, prima di averli effettivamente raggiunti.

Nello specifico l’amministrazione, con un preavviso di sei mesi al dipendente, può avviare l’iter prima del compimento del periodo stabilito. Non è indispensabile perciò che il requisito sia stato maturato per avviare la procedura, quindi il preavviso può essere dato fin dai sei mesi precedenti la data di maturazione del requisito, con decorrenza della risoluzione dal giorno successivo.

Come fare per unire contributi Inps e Inpdap

Esaminiamo un caso pratico e che può essere molto diffuso, il caso di una persona che ha lavorato per molti anni per un ente pubblico, versando quindi i contributi all’Inpdap, e che ora lavora presso una società privata, versando quindi i contributi all’Inps.

La domanda che sorge spontanea e che può porsi chiunque si appresti ad avere un problema del genere è se sia possibile o meno congiungere le due cose, ossia i contributi Inps e quelli Inpdap in modo da avere una sola posizione pensionistica.

Pensione a 40 anni nel pubblico impiego

Il decreto legge del primo luglio 2009 definito come decreto anticrisi è stato convertito in legge il 3 agosto del 2009. Il 16 settembre 2009 il presidente del consiglio dei ministri ha emesso una circolare per chiarire alcuni aspetti fondamentali per la pensione di anzianità nel pubblico impiego.

Nella pubblica amministrazione i dipendenti possono andare in pensione a 40 anni, ma solo dopo aver contato i contributi versati abolendo così di fatto il conteggio del servizio effettuato.

Modifica dell’età di pensione delle donne

Il ministro del lavoro e delle politiche sociali Sacconi ribadisce che la proposta di alzare l’età della pensione di vecchiaia alle donne è solo un’ipotesi che è giusto prendere in considerazione per ammortizzare la spesa pubblica.

La proposta consiste nell’equiparare la pensione di vecchiaia delle donne a quella degli uomini. La proposta, almeno in linea di principio, non appare poi così malvagia considerando che, statisticamente parlando, le donne hanno un tasso di mortalità di vecchiaia più alta rispetto a quella degli uomini.

Brunetta difende la sua proposta sulle pensioni

Renato Brunetta non ha preso bene le numerose levate di scudi contro la sua proposta di parificare l’età pensionabile di uomini e donne, elevando quella di queste ultime.
In un’intervista a “Repubblica”, il ministro della Funzione Pubblica ha difeso strenuamente la sua proposta, utilizzando toni piuttosto duri contro i suoi critici.

“Quanta ipocrisia, quanta superficialità, quanta arroganza dai nostri soloni e soloncini di destra e sinistra!