Le consultazioni di Bersani

Il leader del Partito Democratico Pierluigi Bersani è il presidente del Consiglio (leggi: Napolitano, incarico a Bersani). A conti fatti lo è già in modo ufficiale anche se per adesso ha solo ricevuto l’incarico dalle mani del Capo dello Stato. La prassi costituzionale ci spiega che questi sono i giorni in cui il candidato che ha ricevuto l’incarico dal Presidente della Repubblica si dedica alla formazione della lista dei ministri. E, finite le sue consultazioni, andrà in aula con la propria lista dei ministri e il discorso inaugurale sul programma di governo per incassare la fiducia di Camera e Senato.

Napolitano, incarico a Bersani

 

Il primo passo per uscire dallo stallo in cui le elezioni del 24 e del 25 febbraio hanno gettato il nostro Paese è stato fatto. Potremmo dire anche che il dado è tratto per dare enfasi a quanto accaduto ieri, ma dovremmo contemporaneamente non abbandonare la misura. Diciamo che il Capo dello Stato non ha fatto scelte azzardate (leggi: L’incarico a Bersani?) e si è limitato a fare la cosa più ovvia, vale a dire a dare l’incarico a chi ha avuto la maggioranza alla Camera dei Deputati. Fermo restando che in questo caso non è detto che Bersani incassi la fiducia al Senato.

L’incarico a Bersani ?

 

Bersani vuole governare, Napolitano è titubante e le altre forze politiche sono in attesa di nuovi sviluppi. Il rito delle consultazioni di è ormai concluso, ma a quanto pare, le difficoltà che sulla carta si erano, in maniera intuibile, già previste prima dell’avvio delle consultazione non si sono dipanate. Perché la matassa è ingarbugliata, il Paese è indiscutibilmente fermo e la fase di stallo, tendenzialmente una fase di passaggio che caratterizza tutti i periodi immediatamente successivi alle elezioni politiche, questa volta è più lunga del previsto.

La maggioranza di Bersani

L’elezione dei presidenti di Camera e Senato è stata proclamata da poche ore, i discorsi ufficiali sono stati ascoltati e commentati come d’abitudine ma l’eco di due elezioni comunque innovative, chiaramente, non si è ancora spenta (leggi: Grasso al Senato, M5S si spacca). Del resto la partita che si è giocata nei due rami del Parlamento, a dire il vero più aspra e, quindi, più rilevante dal punto di vista strategico, quella cui abbiamo assistito al Senato, ha visto dei vincitori e degli sconfitti. E, con una buona dose di lungimiranza e di rischio, potremmo dire che la partita del Senato ha palesato già in embrione chi potrebbero essere gli sconfitti di domani.

Grasso al Senato, M5S si spacca

Prime crepe all’interno del Movimento a Cinque Stelle. Lo dicono tutti, i commentatori amici e quelli di parte avversa, lo dicono gli esponenti ed i portavoce dei partiti storici che, di queste, ne hanno visto tante, ma, in primo luogo, lo dicono i numeri. A conti fatti il Movimento a Cinque Stelle ha iniziato a sbandare alla prima curva, una curva doppia potremmo definirla in quanto le asperità erano due: l’elezione del Presidente della Camera dei Deputati (leggi: Roberto Fico Presidente della Camera?) e l’elezione del Presidente del Senato della Repubblica. E i problemi si sono palesati al Senato.

Intesa Berlusconi-Bersani per votare subito

Che la nuova legislatura sia nata già morta, o meglio, moribonda è opinione molto diffusa tra i commentatori di qualsiasi area politica. E che gli accadimenti di ogni giorno, sia prima che dopo l’inizio ufficiale della legislatura, siano successive testimonianze della debolezza delle nuove Aule è altrettanto evidente. Prova ne sia che da più parti sembra si tratti di una partita giocata a scacchi per sacrificare la legislatura numero diciassette e tornare alle urne quanto prima. Almeno sembra che queste siano le intenzioni degli acerrimi nemici, sempre più spesso negli ultimi giorni acerrimi alleati, Berlusconi e Bersani.

Renzi, il PD e nuove elezioni

La figura più di spicco nelle ultime settimane all’interno del Pd è Matteo Renzi. In effetti la coincidenza ci deve lasciar pensare e deve fare aprire gli occhi a tutti coloro che si interessano di politica, e che abbiano votato per il Pd e che abbiano votato diversamente. A conti fatti, questi, dovrebbero essere i giorni di Pierluigi Bersani che, fino a prova contraria, una maggioranza l’ha ottenuta. Molto più risicata rispetto alle previsioni, sue e dei suo avversari, molto legata al criterio di ripartizione del premio di maggioranza della legge elettorale attualmente in vigore, ma pur sempre una maggioranza.

La formazione del nuovo governo

La situazione immediatamente successiva al voto è, secondo la prassi di tutte le democrazie degne di questo nome, il periodo più complesso e, al contempo, il periodo più importante per gettare le basi della successiva legislatura. Ma, a conti fatti, il periodo immediatamente successivo al voto, questa volta, per il nostro Paese, rappresenta profili di difficoltà di portata enorme. Difficoltà dovute al peso specifico dei differenti partiti, alla ritrosia all’accordarsi reciprocamente mostrata in queste prime fasi e, ovviamente, acuite dal tipo di risultato che è venuto fuori dai seggi (leggi: Spread e rating dopo le elezioni).

Il programma di Grillo

L’ago della bilancia della politica italiana è il Movimento a Cinque Stelle di Beppe grillo. Non si tratta di un’affermazione propagandistica a tinte forte, per altro ben assimilabile al linguaggio dell’ex comico ligure, eppure, è la realtà dei fatti, quella uscita dai seggi elettorali di tutta Italia. Del resto, facendo riferimento ai dati della Camera come è buona abitudine fare in queste occasioni, appare chiaro che circa un italiano su quattro ha affidato la sua preferenza proprio al Movimento a Cinque Stelle.

Il Pd dopo le elezioni: Renzi per le consultazioni?

La situazione all’interno del Partito Democratico all’indomani delle elezioni è confusionaria. Non si tratta di un giudizio di valore, nel senso che non stiamo criticando un’organizzazione farraginosa e in alcuni punti visibilmente lacunosa, quanto piuttosto stiamo fotografando dall’esterno come i numeri, forse forse, ci sono anche, ma metterli sul campo in una formazione affidabile sarebbe impresa ardua anche per il più navigato tra i commissari tecnici.

Gli elettori di Grillo

Mai come alla fine di queste consultazioni elettorali, il quadro politico è di difficile lettura. O meglio, diciamo che, mai come questa volta, alla fine di queste elezioni, il quadro politico si offre a tante letture. Perché c’è chi dice che ha vinto Berlusconi perché sottolinea il recupero pazzesco fatto dal cavaliere e dai suoi alleati di centrodestra; c’è chi dice che ha vinto Bersani, perché anche se di poco, ha la maggioranza; c’è chi dice che ha vinto Grillo per il suo exploit.

Ingovernabilità e grande coalizione

I risultati delle consultazioni elettorali del 24 e del 25 febbraio sono ormai noti a tutti, più o meno. Ed è questo il momento tipico in cui, storicamente, il commento al voto la fa da padrone. A ben guardare, tranne sconfitte di proporzioni colossali, è difficile che un qualche leader o esponente di partito ammetta una debacle sancita dalle urne. Tendenzialmente, appaiono tutti più propensi a travestire da vittoria le piccole affermazioni.