Il rapporto di Confindustria

Un nuovo bollettino medico sulle condizioni del nostro Paese. Rimanendo nella metafora potremmo dire che il malato di turno è il nostro caro Paese e il suo sistema economico, che l’ospedale in questione che emette il bollettino medico è il centro studi di Confindustria e che le malattie che hanno contagiato il paziente sono tante e gravi. Come del resto appaiono sconfortanti i sintomi. Tutto ciò per dire che il più recente documento pubblicato dal centro studi di Confindustria sottolinea una volta ancora la situazione terribile della nostra economia nazionale (leggi anche: Evasione fiscale: mancano 545 miliardi di euro).

Il bollettino BCE sull’Italia

Le richieste di Bruxelles per l’Italia non si fermano. A conti fatti, in un momento economicamente così preoccupante sia per il nostro Paese che per tutta l’Eurozona, uno dei comandamenti più diffusi è proprio l’invito alla coesione delle forze politiche e l’adempimento agli obblighi comunitari. E, in occasioni del genere, quando si parla di obblighi comunitari il pensiero corre direttamente sia a questioni di natura politica, ma soprattutto, in primo luogo alle raccomandazione che vengono ciclicamente prodotte dalla Banca Centrale Europea. E nostro obiettivo di oggi è offrire una sintesi ed un’analisi di contenuto ai principali dettami della BCE sul nostro Paese.

Le stime dell’Ocse sull’economia italiana

L’andamento dell’economia del nostro Paese non lascia ben sperare né gli analisti di mercato né gli investitori nazionali e internazionali né, tanto meno, tutti noi italiani. E quando si verifica una situazione del genere significa di solito che sono negativi un po’ tutti i parametri in base ai quali si legge l’andamento dell’economia di un Paese, vale a dire sia quelli relativi all’economia reale che quelli inerenti all’economia di mercato e e al settore di borsa. Lo spunto su una nuova analisi sulle condizioni economiche del nostro Paese ci deriva direttamente da un nuovo rapporto dell’Ocse.

Pil Italia in calo da sette trimestri

I dati pubblicati dall’Istat in merito all’andamento dell’economia all’interno del nostro Paese non lasciano ben sperare. In effetti un incipit del genere potrebbe essere lo stesso utilizzato già varie volte e già qualche mese in una serie di occasioni differenti. E se una considerazione del genere può da un lato essere una battuta amara, potrebbe dall’altro anche servirci da monito per aprire nuovamente gli occhi sul fatto che in seguito a tutti i cambiamenti – prima il governo tecnico del premier dimissionario Mario Monti, poi il vuoto post elettorale e adesso il governo di unità nazionale del premier Letta – sono le condizioni economiche del nostro Paese le più dure da cambiare.

Previsioni Bankitalia Pil giù dell’1% nel 2013

 Bankitalia rivede in negativo le previsioni del Pil per il 2013, che secondo le stime sempre più affinate il prodotto interno lordo dovrebbe scendere dell’1% e non dello 0,2% come era stato stimato in precedenza. Per ciò che riguarda le previsioni del 2012 invece L’istituto della Banca d’Italia ha confermato la sua previsione di luglio che riconosceva un calo del 2,1%

Scende il rapporto deficit-PIL ma calano i consumi e il potere d’acquisto

 Migliora il rapporto tra decifit pubblico e Pil, infatti nei primi 9 mesi del 2012 si è registrato un miglioramento, rispetto al 2011 dello 0,5%, oggi il rapporto tra indebitamento netto e Pil si attesta al 3,7%. Tutto questo è sopratutto dovuto rilevante crescita della pressione fiscale, con il conseguente aumentito del 3,4% dell’entrate totali dello stato, con un peso nel rapporto con il Pil del 45,7% in netta crescita rispetto al 43,5% registrato nel corrispondete periodo del 2011.

S&P taglia le stime sulla crescita del PIL dell’Europa

Dopo quella di Moody’s, che solamente pochi giorni fa avrebbe provveduto a declassare, in un sol colpo, 17 banche tedesche, numerosi istituti di credito olandesi, il gruppo industriale francese PSA Peugeot Citroën ed il cosiddetto fondo salva – Stati, su tutta l’Europa si sarebbe in queste ore abbattuta la scure di Standard&Poor’s che, in linea con le altre importantissime agenzie di rating statunitensi, avrebbe deciso di rivedere, naturalmente al ribasso, non solamente il Prodotto Interno Lordo di numerose nazioni europee bensì anche, e soprattutto, di tutta l’Europa.

Debito pubblico italiano al 123,3% nel primo trimestre del 2012

Si tratta, purtroppo, dell’ennesimo record negativo registrato dai conti pubblici italiani che, ormai, non riuscirebbero davvero più a tenere il passo e, considerandoli a partire dalle ultime posizioni, sarebbero secondi solamente a quelli delle Grecia (che il Fondo Monetario Internazionale, stando a quanto reso noto in mattinata, si sarebbe ormai letteralmente stufato di aiutare viste le ingenti somme messe a disposizione e gli scarsi risultati sino ad oggi ottenuti.

Fitch vede al ribasso il PIL italiano

La situazione, per l’Italia, è decisamente sempre più drammatica. Fitch, infatti, come tutte le principali agenzie di rating mondiali, ha tagliato il Bel Paese.

Secondo i dati diffusi grazie all’ultimo Global Economic Outlook, infatti, il PIL dell’Italia, nel 2012, crescerà soltanto dello 0,2% e non già dell’1% così come previsto dal precedente rapporto diffuso da Fitch.

MOODY’S GIUDICA L’ITALIA

Debito pubblico italiano 2010

Per colpa di cattive amministrazioni ed eccessivi sprechi nel corso degli ultimi decenni dal dopoguerra a oggi il debito pubblico è sempre salito e continuerà a salire (deficit) anche nel 2010 arrivando a superare il 112% nel classico rapporto Debito/Pil che possiamo vedere nell’illustrazione sopra.

L’Italia insieme ad altri due paese africani è lo stato più indebitato del mondo e fino a qualche anno fa aveva la compagnia dell’Argentina che però ha dichiarato fallimento arrivando a cambiare persino la propria moneta e con questa mossa il debito pubblico si è cancellato, ma ha milioni di persone e centinaia di banche mondiali che chiedono di essere rimborsati.