Grillo contro Napolitano e Bersani

Giornata piena quella di ieri per Beppe Grillo e il suo entourage che corrisponde a una domenica movimentatissima per tutto il Movimento a Cinque Stelle. In effetti dopo l’opposizione ferma nell’Aula di Montecitorio alla rielezione di Giorgio Napolitano a Presidente della Repubblica per la seconda volta consecutiva, era palese aspettarsi i fuochi d’artificio da parte dei grillini anche nella giornata di ieri. E, con le sue dichiarazioni, Beppe Grillo non ha lasciato nessuno a bocca asciutta: seguaci, oppositori, cronisti, addetti ai lavori e non hanno avuto il nuovo comizio dell’ex comico ligure.

Napolitano bis: favorevoli e contrari

La rielezione di Giorgio Napolitano a Presidente della Repubblica rappresenta una giornata di per sé storica. E’ curioso notare però come se da un lato è innegabile la portata storica rappresentata dalla prima rielezione di un Capo dello stato nel corso della storia repubblicana del nostro Paese, è altrettanto vero che, per molti, la giornata di ieri di storico non ha nulla, se non un disperato ritorno al passato per l’incapacità di cambiare. O perché il cambiamento proposto non è apparso così convincente come si sperava o, semplicemente, per la sconvenienza di cambiare.

Napolitano bis

Alla fine gli italiani si affideranno ancora una volta a Giorgio Napolitano. La notizia ha una rilevanza epocale: mai, infatti, nella nostra storia repubblicana, un Presidente della Repubblica ha compiuto due mandati. Forse neanche questa volta, nel caso di Napolitano, avremo un Presidente della Repubblica in grado di compiere due mandati dato che tra sette anni Giorgio Napolitano avrebbe quasi 96 anni. Fatto sta che il dado è stato tratto e per la prima volta avremo un Capo dello stato rieletto.

Le dimissioni di Bersani

Difficile immaginare un’elezione del Presidente della Repubblica così sanguinosa. Le difficoltà erano palesi, il Paese spaccato e caduto in una paralisi istituzionale senza precedenti poteva far presagire un cammino irto di asperità, ma non fino a questo punto. La deflagrazione c’è stata ieri sera ed è stato un processo veloce: prima i voti non sufficienti a Romano Prodi per salire al Quirinale – eravamo alla quarta votazione e quindi era sufficiente la maggioranza semplice, vale a dire il 50% più uno degli aventi diritto – e poi il passo indietro di Bersani.

Quirinale, terzo scrutinio a vuoto

Ancora un nulla di fatto nelle elezioni del prossimo Presidente della Repubblica (leggi anche: Stop a Marini: fumata nera al primo turno). Anche il terzo scrutinio si è concluso con una fumata nera e, adesso, la svolta può avvenire nel pomeriggio. E non perché siano maturati i tempi o sia visibile una via di uscita concreta di fronte alla paralisi in cui le forze politiche del nostro Parlamento si sono ritrovate, quanto piuttosto per il cambiamento nelle regole di votazione. Dal quarto scrutinio, infatti, vale a dire da quello di oggi pomeriggio, non sarà più necessaria la maggioranza composta pari ai due terzi degli aventi diritto al voto, ma basterà una maggioranza semplice, cioè il classico 50% più uno.

Prodi al Quirinale con i voti di PD e M5S

La partita per il Quirinale è ancora tutta da giocare. Forse non sarà ancora molto lunga ma lo strascico del tira e olla delle ultime ore rappresenterà per qualcuno un boccone molto amaro da mandar giù nei prossimi mesi. Il tira e molla cui stiamo facendo riferimento non è quello, assai più accettabile, che ha caratterizzato le ore precedenti all’inizio delle operazioni di voti con le candidature prima di Giuliano Amato (leggi: Amato in pole per il Quirinale) e poi di Franco Marini. Ci riferiamo piuttosto alle ultimissime evoluzioni.

Marini pronto per il Quirinale

Ai nastri di partenza ci sono tutti. Deputati, senatori e grandi elettori di nomina regionale che, come prescrive la nostra Costituzione, sono da già da qualche ora riuniti in seduta comune per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Il tempo delle trattative sotterranee è finito e al momento le carte sono quasi tutte scoperte. Come, del resto, anche nella giornata di ieri la ridda di nomi delle ultime ore è andata via via chiarendosi. E se ieri mattina il favorito sembrava Giuliano Amato (leggi: Amato in pole per il Quirinale), gli equilibri della serata si sono spostati tutti a favore di Franco Marini.

Amato in pole per il Quirinale

Non c’è più tempo per le trattative sotterranee nella corsa al Quirinale. Ormai siamo agli sgoccioli e tra qualche giorno conosceremo chi sarà il nuovo inquilino di Palazzo del Quirinale per i prossimi sette anni. A conti fatti le priorità intorno a cui la classe politica intera del nostro Paese sta concentrando la propria attenzione e la propria attività sono, al momento, due: l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica da un lato, la formazione del nuovo governo dall’altro. Ma la prima, al momento, è di gran lunga la più pressante.

Quirinale: la rosa del PD

La fine del mandato di Giorgio Napolitano si avvicina, le dichiarazioni dell’attuale Presidente della Repubblica sono limpide in merito all’esclusione categorica di un possibile, anche se difficilmente proponibile anche solo dal punto di vista del diritto costituzione, Napolitano – bis, e l’elezione del nuovo Capo dello stato si avvicina. Tutto ciò in un contesto per altro assai difficile in cui le ultime mosse del Quirinale sono state mosse interlocutorie e infruttuose, cioè l’incarico a Bersani prima e la nomina dei dieci saggi dopo.

Patto segreto Berlusconi – Bersani

L’intesa tra Berlusconi e Bersani non è più solo un’ipotesi sulla carta, ma tanti sono gli indizi che lasciano pensare gli addetti ai lavori e non. In effetti, le posizioni che stanno mantenendo il leader del Partito Democratico e della coalizione di centrosinistra da un lato, e il leader del Popolo della Libertà e della coalizione di centrodestra dall’altro, sono solo apparentemente inconciliabili. E, dato ancor più rilevante, si tratta di posizioni che nel corso delle ultime settimane vanno via via avvicinandosi: basti pensare alle dichiarazioni immediatamente successive alle elezioni del 24 e 25 febbraio e a quanto accaduto negli ultimissimi giorni.

L’incontro Renzi – D’Alema

 

L’incontro di ieri tra Massimo D’Alema e Matteo Renzi non è passato di certo inosservato. E, di certo, non doveva passare inosservato perché entrambi ci tenevano a farsi intercettare dalla consueta folla di cronisti e di telecamere. Anche se l’incontro tra Renzi e D’Alema era stato fissato da tempo, ad ogni modo, ha conquistato significati maggiori delle previsioni proprio per il momento in cui si è verificato, vale a dire il momento di maggior tensione tra il primo cittadino del capoluogo toscano e il segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani.

M5S contro Napolitano

 

Nuova puntata per l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica italiana. In effetti, allo stato delle cose, la principale priorità dell’agenda politica del nostro Paese e, dunque, di conseguenza, il maggiore impegno per i rappresentanti del nostro Parlamento dovrebbe essere la formazione del nuovo governo. Ma, a ben guardare, mentre da un lato ci sono i dieci saggi scelti dall’attuale Capo dello Stato a ragionare per smussare gli angoli tra le opposte fazioni, le scadenze per l’elezione del nuovo Capo dello Stato si avvicinano.