Alla fine di agosto, per il governo Renzi, si tirano le somme e si scopre che tra i tanti impegni presi con gli elettori, ci sono ancora moltissimi ritardi. Tanto fumo con le riforme importanti, quella della scuola e quella della giustizia, ma pochissimo arrosto se si pensa che il primo testo è incompleto e che s’inizierà l’anno scolastico alla vecchia maniera. Il dossier sulla scuola doveva essere oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri ma Matteo Renzi, dopo aver incontrato al Quirinale il presidente Napolitano, ha deciso di far slittare proprio la riforma scolastica privilegiando il nodo Giustizia e i punti più complessi dello Sblocca Italia.
riforma della scuola
Da settembre 2012 al bando i libri cartacei nelle scuole
Esame di dialetto per i professori
Introdurre un esame che testi il livello di conoscenza del dialetto e della storia della regione in cui il professore andrà ad insegnare fa storcere il naso a molti compreso il presidente della Camera Fini che ha già sottolineato che qualsiasi proposta deve essere conforme alla Costituzione.
Taglio degli indirizzi scolastici
Questa riforma, attiva solamente per le scuole superiori prevede una riduzione degli indirizzi dagli attuali 396 a solamente 6 macro indirizzi liceali dove ogni scuola avrà un margine (una percentuale) di ore da gestire in autonomia scegliendo se attivare una seconda lingua, se insegnare il latino o aumentare le ore per il settore scientifico-tecnologico come ad esempio lo studio della fisica o della matematica.
Tetto del 30% per gli studenti stranieri
Ci sono corsi di laurea specialistica, spiega il ministro, con solo un alunno iscritto e mantenere un corso del genere significa uno spreco immane di risorse pubbliche: soldi che potrebbero servire per aumentare la qualità degli altri corsi di laurea.
Passi avanti sulla riforma della scuola (seconda parte)
Ai tradizionali e confermatissimi liceo classico, scientifico, linguistico e artistico si aggiungeranno il nuovo liceo delle scienze umane (ex scuola magistrale) e l’inedito “liceo musicale coreutico”, focalizzato su danza e musica.
Per il liceo artistico, comunque, si segnala una ripartizione in tre distinti indirizzi: figurativo, design e nuovi media; questa separazione, di fatto, offre dignità alle forme artistiche contemporanee, fino ad oggi trattate in semplici corsi sperimentali all’interno dell’istruzione artistica più tradizionale.
Ma è nella galassia degli istituti tecnici che si avrà una radicale semplificazione: dagli attuali trentanove indirizzi, i cui confini sono spesso labili, si scenderà ad appena undici.
Passi avanti sulla riforma della scuola (prima parte)
Alcuni punti riguardano le classi inferiori, ma per esse non si registrano grandi novità rispetto ai punti già conosciuti. É confermato il superamento del modulo dei tre maestri ogni due classi per passare alla figura del maestro prevalente. Si introduce, inoltre, la possibilità di anticipare l’iscrizione del bambino alla scuola dell’infanzia all’età di due anni e mezzo. É confermato che la riforma del ciclo primario partirà dal prossimo settembre.
Nubi sulla riforma Gelmini
Sebbene il ministro precisi con chiarezza che per le scuole elementari il precedente modulo dei tre insegnanti per due classi “è morto e sepolto”, il progressivo instaurarsi del maestro unico, o per meglio dire “prevalente”, sembra subire qualche contraccolpo.
Riforma dell’università: il decreto Gelmini passa anche al Senato
Si da infatti maggiore importanza alla meritocrazia attuando una serie di nuove regole di accesso ai concorsi per regolamentare la docenza e la ricerca universitaria. Sono presenti quindi nuove norme anti baronaggio e aiuti ed incentivi per richiamare la famigerata fuga di cervelli verso l’estero che da ormai più un secolo penalizza la ricerca italiana con conseguente perdita di importanti brevetti.
Riforma dell’università: terza parte
Tutto questo, fra l’altro, contribuisce a ridurre enormemente il numero dei giovani ricercatori, di cui al contrario si avverte un gran bisogno. Fra le conseguenze più significative rilevate a livello statistico, basti dire che il 25% dei docenti ha oltre sessant’anni (in America sono il 5%), mentre i giovani sotto i trentacinque anni sono appena l’1%, contro l’irraggiungibile 16% del Regno Unito.
Riforma dell’università: seconda parte
Per prima cosa, si dovrà provvedere a razionalizzare e a ridurre drasticamente i corsi di studio e gli insegnamenti impartiti, con particolare severità verso quei corsi frequentati magari da poche decine di studenti in tutta Italia.
Per motivi analoghi di contenimento e razionalizzazione delle spese, nonché di lotta alla dispersione degli studenti (in specie quelli del primo e secondo anno), si dovrà provvedere al più presto a chiudere o ad accorpare quelle numerosi sedi universitarie decentrate e sparse nel territorio, anch’esse spesso frequentate da una popolazione studentesca molto ridotta rispetto ai costi relativi.
E’ bufera sulle parole di Cossiga
Ma la sua ultima “picconata” ha destato un notevole clamore misto a sdegno. In un’intervista rilasciata al Quotidiano Nazionale, il senatore a vita avrebbe invitato (data la delicatezza dell’argomento, il condizionale è d’obbligo) il ministro degli Interni Roberto Maroni ad usare i metodi forti contro i manifestanti del settore scolastico, sia studenti che docenti.