Slitta la riforma della scuola, troppa carne sul fuoco di Renzi?

Alla fine di agosto, per il governo Renzi, si tirano le somme e si scopre che tra i tanti impegni presi con gli elettori, ci sono ancora moltissimi ritardi. Tanto fumo con le riforme importanti, quella della scuola e quella della giustizia, ma pochissimo arrosto se si pensa che il primo testo è incompleto e che s’inizierà l’anno scolastico alla vecchia maniera. Il dossier sulla scuola doveva essere oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri ma Matteo Renzi, dopo aver incontrato al Quirinale il presidente Napolitano, ha deciso di far slittare proprio la riforma scolastica privilegiando il nodo Giustizia e i punti più complessi dello Sblocca Italia.

Da settembre 2012 al bando i libri cartacei nelle scuole

La novità, fresca fresca, giunge come una ventata di novità insieme alla circolare n° 18/2012 del MIUR (ovverosia del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), a firma Francesco Profumo, titolare del succitato dicastero del Governo Monti, che riprende, corregge, esplica e specifica la circolare n°16/2009 del MIUR a firma Mariastella Gelmini: a partire dall’anno scolastico 2012/2013, dunque dal 1° settembre 2012, saranno letteralmente banditi, dalla scuole italiane pubbliche e private di ogni ordine e grado, i libri di testo esclusivamente cartacei.

Esame di dialetto per i professori

Il problema che ha sollevato la Lega Nord è reale, ci sono troppe persone e quindi anche troppi professori che ottengono una laurea dopo un compenso in denaro, in poche parole, ci sono persone che si comprano la laurea scavalcando poi nei concorsi gente che invece la laurea se l’è sudata. Se il problema sollevato è pertinente, la soluzione proposta dalla Lega appare bizzarra.

Introdurre un esame che testi il livello di conoscenza del dialetto e della storia della regione in cui il professore andrà ad insegnare fa storcere il naso a molti compreso il presidente della Camera Fini che ha già sottolineato che qualsiasi proposta deve essere conforme alla Costituzione.

Taglio degli indirizzi scolastici

Il consiglio dei ministri ha approvato ieri il disegno di legge che porterà un drastico cambiamento al settore scolastico italiano. Si può affermare che questa legge sarà la vera e propria riforma della scuola e prevede tagli sostanziali agli indirizzi ora attivi nei vari corsi di studi.

Questa riforma, attiva solamente per le scuole superiori prevede una riduzione degli indirizzi dagli attuali 396 a solamente 6 macro indirizzi liceali dove ogni scuola avrà un margine (una percentuale) di ore da gestire in autonomia scegliendo se attivare una seconda lingua, se insegnare il latino o aumentare le ore per il settore scientifico-tecnologico come ad esempio lo studio della fisica o della matematica.

Tetto del 30% per gli studenti stranieri

Mariastella Gelmini, ministro della pubblica istruzione, ha descritto alcuni passaggi riguardanti la riforma della scuola per la quale in passato ha subito diversi attacchi dall’opposizione. La Gelmini ha affermato che in Italia sono presenti troppi corsi di laurea per i quali non vale la pena tenerli attivi per via del numero limitato di iscritti.

Ci sono corsi di laurea specialistica, spiega il ministro, con solo un alunno iscritto e mantenere un corso del genere significa uno spreco immane di risorse pubbliche: soldi che potrebbero servire per aumentare la qualità degli altri corsi di laurea.

Passi avanti sulla riforma della scuola (seconda parte)

Con le ultime decisioni intraprese all’interno del calderone della riforma, viene meno la babele delle scuole superiori, sostituite da un sistema d’istruzione molto più semplice e suddiviso in poche tipologie di istituti ben distinti fra loro.

Ai tradizionali e confermatissimi liceo classico, scientifico, linguistico e artistico si aggiungeranno il nuovo liceo delle scienze umane (ex scuola magistrale) e l’inedito “liceo musicale coreutico”, focalizzato su danza e musica.

Per il liceo artistico, comunque, si segnala una ripartizione in tre distinti indirizzi: figurativo, design e nuovi media; questa separazione, di fatto, offre dignità alle forme artistiche contemporanee, fino ad oggi trattate in semplici corsi sperimentali all’interno dell’istruzione artistica più tradizionale.
Ma è nella galassia degli istituti tecnici che si avrà una radicale semplificazione: dagli attuali trentanove indirizzi, i cui confini sono spesso labili, si scenderà ad appena undici.

Passi avanti sulla riforma della scuola (prima parte)

Nell’ultimo Consiglio dei Ministri del 2008, il Governo ha varato alcuni provvedimenti destinati a passare all’esame del Parlamento e che segnano alcuni passaggi capitali nella rivoluzione del sistema scolastico targato Mariastella Gelmini.

Alcuni punti riguardano le classi inferiori, ma per esse non si registrano grandi novità rispetto ai punti già conosciuti. É confermato il superamento del modulo dei tre maestri ogni due classi per passare alla figura del maestro prevalente. Si introduce, inoltre, la possibilità di anticipare l’iscrizione del bambino alla scuola dell’infanzia all’età di due anni e mezzo. É confermato che la riforma del ciclo primario partirà dal prossimo settembre.

Nubi sulla riforma Gelmini

Dopo un incontro fra il ministro della Pubblica Istruzione Gelmini e i rappresentanti sindacali del mondo scolastico, pare proprio che la rivoluzione fortemente voluta dal ministro e altrettanto fortemente contestata dalle sue controparti avrà un rallentamento e qualche modifica.

Sebbene il ministro precisi con chiarezza che per le scuole elementari il precedente modulo dei tre insegnanti per due classi “è morto e sepolto”, il progressivo instaurarsi del maestro unico, o per meglio dire “prevalente”, sembra subire qualche contraccolpo.

Riforma dell’università: il decreto Gelmini passa anche al Senato

Il ministro dell’istruzione Gelmini, che vediamo nella foto, ha proposto il decreto legge sulla riforma dell’università anche al senato ed è stato approvato senza l’intervento favorevole di Partito Democratico, Italia dei Valori e UDC. Tra i punti della riforma ritroviamo alcune spunti interessanti che potrebbero migliorare la situazione dell’insegnamento.

Si da infatti maggiore importanza alla meritocrazia attuando una serie di nuove regole di accesso ai concorsi per regolamentare la docenza e la ricerca universitaria. Sono presenti quindi nuove norme anti baronaggio e aiuti ed incentivi per richiamare la famigerata fuga di cervelli verso l’estero che da ormai più un secolo penalizza la ricerca italiana con conseguente perdita di importanti brevetti.

Riforma dell’università: terza parte

Una parte rilevante dei progetti del ministro Gelmini per l’università consistono in un profondo rinnovo all’interno della classe docente. Negli ultimi anni, si è rilevato, c’è stato un incremento senza limiti dei docenti ammessi alla classe più alta, la prima fascia, quella dei professori ordinari; e questo fattore, oltre ad essere anomalo e foriero di sospetti di nepotismo, è anche una delle cause degli insostenibili costi sostenuti dai nostri atenei.

Tutto questo, fra l’altro, contribuisce a ridurre enormemente il numero dei giovani ricercatori, di cui al contrario si avverte un gran bisogno. Fra le conseguenze più significative rilevate a livello statistico, basti dire che il 25% dei docenti ha oltre sessant’anni (in America sono il 5%), mentre i giovani sotto i trentacinque anni sono appena l’1%, contro l’irraggiungibile 16% del Regno Unito.

Riforma dell’università: seconda parte

Per raggiungere gli obiettivi dichiarati, il ministro dell’Istruzione ha identificato numerosi piani d’azione da porre in essere. Essi saranno oggetto di approfondimento al momento del varo del disegno di legge governativo sul riassetto dell’intero sistema, ma qualche primo assaggio lo ritroviamo anche nel decreto-legge già emanato la settimana scorsa.

Per prima cosa, si dovrà provvedere a razionalizzare e a ridurre drasticamente i corsi di studio e gli insegnamenti impartiti, con particolare severità verso quei corsi frequentati magari da poche decine di studenti in tutta Italia.

Per motivi analoghi di contenimento e razionalizzazione delle spese, nonché di lotta alla dispersione degli studenti (in specie quelli del primo e secondo anno), si dovrà provvedere al più presto a chiudere o ad accorpare quelle numerosi sedi universitarie decentrate e sparse nel territorio, anch’esse spesso frequentate da una popolazione studentesca molto ridotta rispetto ai costi relativi.

E’ bufera sulle parole di Cossiga

Tutti sanno che l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga non è certo nuovo ad esternazioni spesso sorprendenti sia per il contenuto che i toni, frequentemente sopra le righe rispetto al normale “politichese” usato dai parlamentari.

Ma la sua ultima “picconata” ha destato un notevole clamore misto a sdegno. In un’intervista rilasciata al Quotidiano Nazionale, il senatore a vita avrebbe invitato (data la delicatezza dell’argomento, il condizionale è d’obbligo) il ministro degli Interni Roberto Maroni ad usare i metodi forti contro i manifestanti del settore scolastico, sia studenti che docenti.