La decisione della ripetizione del voto ha annullato il risultato del voto per alzata di mano effettuato con la presidente di turno Rosi Mauro, che aveva approvato alcuni emendamenti dell’opposizione, e avrebbe dunque fatto tornare il testo alla Camera in quarta lettura.
riforma università
Riforma università rinviata dopo la fiducia
Il ddl sarà discusso nell’Aula di Palazzo Madama solamente in seguito al voto di fiducia al governo Berlusconi, come deciso ieri dalla conferenza dei capo gruppo, con la ferma opposizione delle minoranze, che non hanno assolutamente voluto approvare il provvedimento prima della fiducia.
Governo battuto ancora sul ddl università
L’emendamento all’articolo 16, con primo firmatario Fabio Granata (Fli) è stato votato con 282 sì, 261 no e 3 astenuti, con anche i voti errati proprio del ministro Mariastella Gelmini e Angelino Alfano.
Riforma Università slitta per mancanza fondi ricercatori
Il disegno di legge, che era stato già approvato dal Senato lo scorso 29 luglio, sarebbe dovuto approdare proprio oggi alla Camera, ma l’inizio dell’esame è stato inizialmente spostato di un giorno dalla conferenza dei Capigruppo di Montecitorio.
Disegno di legge riforma dell’università
Sono molte le novità ma le più importanti riguardano l’adozione di un codice etico ed il mandato dei rettori, che avrà una durata massima di 8 anni.
E’ prevista poi una forte differenziazione tra Senato e Consiglio d’Amministrazione: il primo sarà un organo accademico e avanzerà proposte di carattere scientifico, il secondo sarà un organo di amministrazione e programmazione, responsabile delle spese, delle assunzioni e delle spese di gestione anche delle sedi distaccate.
Brunetta e i ragazzotti in cerca di sensazioni
La riforma dell’università è l’ultimo tema affrontato dai manifestanti che si dicono in rivolta perchè il ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini ha attuato una serie di provvedimenti al fine di contenere le spese e risparmiare sui costi inutili o quasi.
Tetto del 30% per gli studenti stranieri
Ci sono corsi di laurea specialistica, spiega il ministro, con solo un alunno iscritto e mantenere un corso del genere significa uno spreco immane di risorse pubbliche: soldi che potrebbero servire per aumentare la qualità degli altri corsi di laurea.
Agevolazioni per il rientro dei “cervelli”
Scarsi fondi per la nostra ricerca, e ancor più scarsi stipendi previsti per dottorandi e ricercatori, sono il motivo principale di questo esodo, di cui i Paesi diretti concorrenti dell’Italia si avvantaggiano a nostre spese.
Riforma dell’università: il decreto Gelmini passa anche al Senato
Si da infatti maggiore importanza alla meritocrazia attuando una serie di nuove regole di accesso ai concorsi per regolamentare la docenza e la ricerca universitaria. Sono presenti quindi nuove norme anti baronaggio e aiuti ed incentivi per richiamare la famigerata fuga di cervelli verso l’estero che da ormai più un secolo penalizza la ricerca italiana con conseguente perdita di importanti brevetti.
Riforma dell’università: quarta parte
Ma per il medio termine, la giovane titolare del dicastero di Viale Trastevere ha in mente anche altre strategie, volte a migliorare nel tempo la qualità complessiva del nostro sistema di ricerca e di alta formazione.
Mariastella Gelmini ha osservato le esperienze maturate in altre nazioni occidentali, e sta valutando con attenzione di introdurre anche nel nostro Paese alcuni istituti tipici degli atenei esteri.
Fra le novità più incisive, si pensa all’istituzione di una “Agenzia per la Valutazione”, la quale dovrà valutare sulla base di parametri qualitativi (peraltro, ancora tutti da stabilire) il livello dei servizi offerti dalle singole sedi universitarie, e i giudizi che ne conseguiranno saranno fondamentali per determinare come ripartire in futuro le risorse a disposizione.
Riforma dell’università: terza parte
Tutto questo, fra l’altro, contribuisce a ridurre enormemente il numero dei giovani ricercatori, di cui al contrario si avverte un gran bisogno. Fra le conseguenze più significative rilevate a livello statistico, basti dire che il 25% dei docenti ha oltre sessant’anni (in America sono il 5%), mentre i giovani sotto i trentacinque anni sono appena l’1%, contro l’irraggiungibile 16% del Regno Unito.
Riforma dell’università: seconda parte
Per prima cosa, si dovrà provvedere a razionalizzare e a ridurre drasticamente i corsi di studio e gli insegnamenti impartiti, con particolare severità verso quei corsi frequentati magari da poche decine di studenti in tutta Italia.
Per motivi analoghi di contenimento e razionalizzazione delle spese, nonché di lotta alla dispersione degli studenti (in specie quelli del primo e secondo anno), si dovrà provvedere al più presto a chiudere o ad accorpare quelle numerosi sedi universitarie decentrate e sparse nel territorio, anch’esse spesso frequentate da una popolazione studentesca molto ridotta rispetto ai costi relativi.