Ddl Gelmini al Senato approvazione slitta a giovedì

Nella giornata di ieri c’è stata una vera e propria bagarre al Senato, durante il voto sugli emendamenti al ddl Gelmini, tanto che Renato Schifani, il presidente di Palazzo Madama, ha dovuto far ripetere le votazioni sugli emendamenti dal 6.21 al 6.32.

La decisione della ripetizione del voto ha annullato il risultato del voto per alzata di mano effettuato con la presidente di turno Rosi Mauro, che aveva approvato alcuni emendamenti dell’opposizione, e avrebbe dunque fatto tornare il testo alla Camera in quarta lettura.

Riforma università rinviata dopo la fiducia

Non ci sarà nessuna riforma dell’università prima del tanto atteso voto della fiducia al governo in Parlamento, previsto per il prossimo 14 dicembre.

Il ddl sarà discusso nell’Aula di Palazzo Madama solamente in seguito al voto di fiducia al governo Berlusconi, come deciso ieri dalla conferenza dei capo gruppo, con la ferma opposizione delle minoranze, che non hanno assolutamente voluto approvare il provvedimento prima della fiducia.

Governo battuto ancora sul ddl università

Il governo ieri è stato battuto per l’ennesima volta alla Camera, su un emendamento di Futuro e libertà nel disegno di legge di riforma dell’università, sul quale era stato dato parere contrario dall’esecutivo.

L’emendamento all’articolo 16, con primo firmatario Fabio Granata (Fli) è stato votato con 282 sì, 261 no e 3 astenuti, con anche i voti errati proprio del ministro Mariastella Gelmini e Angelino Alfano.

Disegno di legge riforma dell’università

Il governo ha approvato il disegno di legge della nuova università italiana, presentato durante il Consiglio dei ministri del 28 ottobre scorso, dal Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca scientifica, Mariastella Gelmini, che va a modificare l’intero sistema universitario del nostro paese.

Sono molte le novità ma le più importanti riguardano l’adozione di un codice etico ed il mandato dei rettori, che avrà una durata massima di 8 anni.

E’ prevista poi una forte differenziazione tra Senato e Consiglio d’Amministrazione: il primo sarà un organo accademico e avanzerà proposte di carattere scientifico, il secondo sarà un organo di amministrazione e programmazione, responsabile delle spese, delle assunzioni e delle spese di gestione anche delle sedi distaccate.

Brunetta e i ragazzotti in cerca di sensazioni

Da una parte c’è Brunetta e dall’altra i ragazzi, da una parte la riforma Gelmini e dall’altra alcuni studenti in rivolta. E’ una sintesi molto frettolosa, ma più o meno è quello che sta succedendo in queste ore intorno all’università.

La riforma dell’università è l’ultimo tema affrontato dai manifestanti che si dicono in rivolta perchè il ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini ha attuato una serie di provvedimenti al fine di contenere le spese e risparmiare sui costi inutili o quasi.

Tetto del 30% per gli studenti stranieri

Mariastella Gelmini, ministro della pubblica istruzione, ha descritto alcuni passaggi riguardanti la riforma della scuola per la quale in passato ha subito diversi attacchi dall’opposizione. La Gelmini ha affermato che in Italia sono presenti troppi corsi di laurea per i quali non vale la pena tenerli attivi per via del numero limitato di iscritti.

Ci sono corsi di laurea specialistica, spiega il ministro, con solo un alunno iscritto e mantenere un corso del genere significa uno spreco immane di risorse pubbliche: soldi che potrebbero servire per aumentare la qualità degli altri corsi di laurea.

Agevolazioni per il rientro dei “cervelli”

Già da molti anni si discute senza troppo costrutto della fuga dei nostri migliori cervelli all’estero. La discussione è stata portata anche in parlamento dalla Ministro Gelimini. Mentre in Italia continuano ad arrivare immigrati per lo più con qualifiche ridotte, molti dei nostri scienziati, ingegneri e medici preferiscono scegliere la strada dell’America o del Nord Europa, con un grave danno facilmente immaginabile per il nostro sviluppo.

Scarsi fondi per la nostra ricerca, e ancor più scarsi stipendi previsti per dottorandi e ricercatori, sono il motivo principale di questo esodo, di cui i Paesi diretti concorrenti dell’Italia si avvantaggiano a nostre spese.

Riforma dell’università: il decreto Gelmini passa anche al Senato

Il ministro dell’istruzione Gelmini, che vediamo nella foto, ha proposto il decreto legge sulla riforma dell’università anche al senato ed è stato approvato senza l’intervento favorevole di Partito Democratico, Italia dei Valori e UDC. Tra i punti della riforma ritroviamo alcune spunti interessanti che potrebbero migliorare la situazione dell’insegnamento.

Si da infatti maggiore importanza alla meritocrazia attuando una serie di nuove regole di accesso ai concorsi per regolamentare la docenza e la ricerca universitaria. Sono presenti quindi nuove norme anti baronaggio e aiuti ed incentivi per richiamare la famigerata fuga di cervelli verso l’estero che da ormai più un secolo penalizza la ricerca italiana con conseguente perdita di importanti brevetti.

Riforma dell’università: quarta parte

Le varie tappe della riforma del sistema universitario italiano delineate nei precedenti articoli costituiranno i primi passi, quelli che il ministro Gelmini vorrebbe iniziare a percorrere già a cominciare dalle prossime settimane.

Ma per il medio termine, la giovane titolare del dicastero di Viale Trastevere ha in mente anche altre strategie, volte a migliorare nel tempo la qualità complessiva del nostro sistema di ricerca e di alta formazione.

Mariastella Gelmini ha osservato le esperienze maturate in altre nazioni occidentali, e sta valutando con attenzione di introdurre anche nel nostro Paese alcuni istituti tipici degli atenei esteri.
Fra le novità più incisive, si pensa all’istituzione di una “Agenzia per la Valutazione”, la quale dovrà valutare sulla base di parametri qualitativi (peraltro, ancora tutti da stabilire) il livello dei servizi offerti dalle singole sedi universitarie, e i giudizi che ne conseguiranno saranno fondamentali per determinare come ripartire in futuro le risorse a disposizione.

Riforma dell’università: terza parte

Una parte rilevante dei progetti del ministro Gelmini per l’università consistono in un profondo rinnovo all’interno della classe docente. Negli ultimi anni, si è rilevato, c’è stato un incremento senza limiti dei docenti ammessi alla classe più alta, la prima fascia, quella dei professori ordinari; e questo fattore, oltre ad essere anomalo e foriero di sospetti di nepotismo, è anche una delle cause degli insostenibili costi sostenuti dai nostri atenei.

Tutto questo, fra l’altro, contribuisce a ridurre enormemente il numero dei giovani ricercatori, di cui al contrario si avverte un gran bisogno. Fra le conseguenze più significative rilevate a livello statistico, basti dire che il 25% dei docenti ha oltre sessant’anni (in America sono il 5%), mentre i giovani sotto i trentacinque anni sono appena l’1%, contro l’irraggiungibile 16% del Regno Unito.

Riforma dell’università: seconda parte

Per raggiungere gli obiettivi dichiarati, il ministro dell’Istruzione ha identificato numerosi piani d’azione da porre in essere. Essi saranno oggetto di approfondimento al momento del varo del disegno di legge governativo sul riassetto dell’intero sistema, ma qualche primo assaggio lo ritroviamo anche nel decreto-legge già emanato la settimana scorsa.

Per prima cosa, si dovrà provvedere a razionalizzare e a ridurre drasticamente i corsi di studio e gli insegnamenti impartiti, con particolare severità verso quei corsi frequentati magari da poche decine di studenti in tutta Italia.

Per motivi analoghi di contenimento e razionalizzazione delle spese, nonché di lotta alla dispersione degli studenti (in specie quelli del primo e secondo anno), si dovrà provvedere al più presto a chiudere o ad accorpare quelle numerosi sedi universitarie decentrate e sparse nel territorio, anch’esse spesso frequentate da una popolazione studentesca molto ridotta rispetto ai costi relativi.