L’addio di Prodi

Sui principali giornali e organi di informazione di varia natura oggi si parla di Romano Prodi. Le’x fondatore dell’Ulivo, presidente del Consiglio, leader della coalizione di centrosinistra e tanto altro – pensando solo alle cariche politiche rivestite nel corso degli ultimi anni all’interno del nostro Paese – getta la spugna. Le metafore per indicare il momento in cui si decide, in maniera più o meno volontaria, di interrompere definitivamente la propria carriera sono indiscutibilmente tante e affondano le proprie radici in molti e differenti ambiti, eppure abbiamo parlato di gettare la spugna perché quella di Prodi sembra un’uscita di scena mesta e in sordina.

Il referendum sul finanziamento alle scuole private

Anche Romano Prodi si schiera nella sua Bologna in merito al finanziamento alle scuole paritarie. L’ex presidente del Consiglio e, con una battuta, potremmo definirlo anche come l’attuale Presidente della Repubblica mancato, si dice a favore del finanziamento pubblico alle scuole paritarie e mette la sua voce in quella che ha tutti i crismi per essere definita una battaglia politica vecchio stile. Del resto, anche la cornice, cioè la città di Bologna, sembra il luogo ideale di un ritorno al passato nella contesa politica in un contesto nazionale comunque difficilissimo (leggi anche: L’industria in Italia).

Prodi non rinnova la tessera del PD

Romano Prodi non rinnova la sua tessera del Pd. La notizia non è stata ancora confermata ma, qualora si accertasse al cento per cento la veridicità della scelta, allora sarebbe una scelta assolutamente pregna di significati quella di Prodi. Basti pensare a quanto Romano Prodi ha fatto per il Partito Democratico, per l’Ulivo guardando ancora più indietro e, fuori dalla logica di partito o di schieramento, quanto inevitabilmente ha rappresentato la sua figura per il nostro Paese al di qua e al di là dei nostri confini nazionali.

Le dimissioni di Bersani

Difficile immaginare un’elezione del Presidente della Repubblica così sanguinosa. Le difficoltà erano palesi, il Paese spaccato e caduto in una paralisi istituzionale senza precedenti poteva far presagire un cammino irto di asperità, ma non fino a questo punto. La deflagrazione c’è stata ieri sera ed è stato un processo veloce: prima i voti non sufficienti a Romano Prodi per salire al Quirinale – eravamo alla quarta votazione e quindi era sufficiente la maggioranza semplice, vale a dire il 50% più uno degli aventi diritto – e poi il passo indietro di Bersani.

Quirinale, terzo scrutinio a vuoto

Ancora un nulla di fatto nelle elezioni del prossimo Presidente della Repubblica (leggi anche: Stop a Marini: fumata nera al primo turno). Anche il terzo scrutinio si è concluso con una fumata nera e, adesso, la svolta può avvenire nel pomeriggio. E non perché siano maturati i tempi o sia visibile una via di uscita concreta di fronte alla paralisi in cui le forze politiche del nostro Parlamento si sono ritrovate, quanto piuttosto per il cambiamento nelle regole di votazione. Dal quarto scrutinio, infatti, vale a dire da quello di oggi pomeriggio, non sarà più necessaria la maggioranza composta pari ai due terzi degli aventi diritto al voto, ma basterà una maggioranza semplice, cioè il classico 50% più uno.

Prodi al Quirinale con i voti di PD e M5S

La partita per il Quirinale è ancora tutta da giocare. Forse non sarà ancora molto lunga ma lo strascico del tira e olla delle ultime ore rappresenterà per qualcuno un boccone molto amaro da mandar giù nei prossimi mesi. Il tira e molla cui stiamo facendo riferimento non è quello, assai più accettabile, che ha caratterizzato le ore precedenti all’inizio delle operazioni di voti con le candidature prima di Giuliano Amato (leggi: Amato in pole per il Quirinale) e poi di Franco Marini. Ci riferiamo piuttosto alle ultimissime evoluzioni.

Stop a Marini: fumata nera al primo turno

Il primo colpo non è andato in porto. E’ stato sparato, ma sparato a salve potremmo dire con una metafora perché Franco Marini ha preso tantissimi voti, ma non in misura sufficiente all’elezione al primo turno. E’ sempre utile ribadire, anche se in potentissima sintesi, il regolamento che c’è alla base delle elezioni per il Quirinale: per essere eletto ai primi tre turni è necessaria una maggioranza composta pari, nella fattispecie, ai due terzi del totale (deputati, senatori e grandi elettori di nomina regionale). Dalla quarta votazione è sufficiente una maggioranza semplice, vale a dire il 50% più uno.

Quirinale: la rosa del PD

La fine del mandato di Giorgio Napolitano si avvicina, le dichiarazioni dell’attuale Presidente della Repubblica sono limpide in merito all’esclusione categorica di un possibile, anche se difficilmente proponibile anche solo dal punto di vista del diritto costituzione, Napolitano – bis, e l’elezione del nuovo Capo dello stato si avvicina. Tutto ciò in un contesto per altro assai difficile in cui le ultime mosse del Quirinale sono state mosse interlocutorie e infruttuose, cioè l’incarico a Bersani prima e la nomina dei dieci saggi dopo.

Quirinarie, Casaleggio no a Prodi e Bonino

 Oggi si svolgono sul portale del movimento cinque stelle, le quirinarie, cioè le votazione per scegliere il nome del candidato alla Presidenza della Repubblica, gli iscritti potranno esprimere la loro preferenza fino alle 21.00. Ieri Beppe Grillo che era stato nominato tra i dieci papabili ( leggi anche … Elezioni capo dello stato. I dieci nomi del M5S) attraverso un post ha dischiarato di ritirare la sua candidatura ringranziando tutti coloro che comunque avevano fatto il suo nome.

Elezione capo dello stato. I dieci nomi del M5S

 Quasi 50.000 iscritti al portale del movimento cinque stelle hanno dato vita alla prima votazione online per la scelta dei 10 possibili candidati alla Presidenza della Repubblica. Lunedì invece verrà solto il secondo turno di votazione per scegliere uno dei dieci papabili da presentare e votare in Parlamento. La lista dei possibili presidenti della Repubblica secondo il movimento cinque stelle è la seguente: Emma Bonino, Giancarlo Caselli, Dario Fo, Gustavo Zagrebelsky, Stefano Rodotà, Gino Strada, Milena Gabanelli, Beppe Grillo, Ferdinando Imposimato, Romano Prodi.

M5S contro Napolitano

 

Nuova puntata per l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica italiana. In effetti, allo stato delle cose, la principale priorità dell’agenda politica del nostro Paese e, dunque, di conseguenza, il maggiore impegno per i rappresentanti del nostro Parlamento dovrebbe essere la formazione del nuovo governo. Ma, a ben guardare, mentre da un lato ci sono i dieci saggi scelti dall’attuale Capo dello Stato a ragionare per smussare gli angoli tra le opposte fazioni, le scadenze per l’elezione del nuovo Capo dello Stato si avvicinano.

Il PDL da Napolitano

Nuova puntata nella corsa al Quirinale. Nella giornata di ieri si sono fatti più fitti i colloqui tra le parti interessate, laddove per parti interessate facciamo riferimento agli esponenti dei principali partiti. Ma facciamo riferimento anche, in maniera intuibile, a chi, ancora per qualche settimana, è il legittimo inquilino di Palazzo del Quirinale. Ovviamente la partita è apertissima e, mai come in questa occasione, l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica diventa uno snodo cruciale.