Il Documento di Programmazione Economica e Finanziaria, altrimenti noto come DPEF o, molto più semplicemente, DEF, recentemente varato, in considerazione del quadriennio 2012 – 2015, dal Governo Monti, potrebbe rappresentare un vero e proprio corto circuito ai danni dell’Italia intera poiché il binomio, sbandierato quale necessario, buono, efficiente ed efficace dal Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti, tra rigore prima e crescita poi potrebbe non concretizzarsi affatto secondo le intenzioni dell’attuale esecutivo che, più che avere chiaramente delineato un programma di crescita sul lungo periodo, necessario alla fondamentale riduzione delle imposte che, entro il prossimo triennio, potrebbero passare dal 42,5% del 2011 al 45% previsto a partire dal 2012, avrebbe il proprio orizzonte limitato al raggiungimento del necessario, ma tutt’altro che decisivo o fondamentale, pareggio di bilancio che, a causa dei risicatissimi tempi tecnici a disposizione dello Stato, sarebbe possibile, in maniera pressoché esclusiva, solamente grazie alle attuali manovre di aumento delle tasse e del rigore nella gestione della spesa pubblica.