Per i cronisti politici è da mesi uno degli argomenti più interessanti e ricchi di spunti inediti della legislatura in corso..
Continua senza requie l’assedio a Riccardo Villari affinché lasci la poltrona di presidente della commissione bicamerale di vigilanza sul sistema radiotelevisivo; ma forse siamo vicini alle battute finali.
Villari, esponente del partito Democratico, fu eletto presidente con i voti dei commissari del Popolo della Libertà, che avevano rifiutato la candidatura del dipietrista Leoluca Orlando.
In seguito, maggioranza e opposizione si accordarono sul nome bipartisan di Sergio Zavoli, ma Villari rifiutò di lasciare la carica e i regolamenti parlamentari ne impedirono la sfiducia. Cacciato dal PD, Villari trovò sponda nei Radicali, cui ha aderito recentemente, e che ne difendono strenuamente la posizione.
Invano Fini e Schifani hanno più volte chiesto a Villari un passo indietro, invano sono intervenuti a più riprese Berlusconi e Veltroni. L’epatologo napoletano ha sempre ritenuto legittima la sua elezione e numerosi gli impegni istituzionali cui non intende sottrarsi.
Cosicché, maggioranza e opposizione sono passati alle maniere forti: dapprima gli esponenti del PD e poi quelli del PdL hanno scelto di disertare i lavori della Commissione; successivamente, hanno addirittura presentato le dimissioni in massa. Su quaranta membri, ormai, rimangono in carica solo il presidente e i rappresentanti di Radicali e MPA.
L’idea è quella di paralizzare l’organo di vigilanza, affinché i presidenti delle due Camere possano scioglierlo per mancato funzionamento e ricostituirlo in un secondo momento.
Ma Villari non ha gradito la mossa estrema di PD e PdL: rifiuta di usare toni forti (“voglio mantenere un contegno”) ma critica il “miracolo” dell’accordo fra maggioranza e opposizione ai suoi danni (“litigano su tutto, ma poi quando si arriva alla RAI…”) e sceglie di non demordere: “Voglio godermi fino all’ultimo questo spettacolino”.