In effetti, oltre agli effetti a catena della crisi finanziaria planetaria e i riflessi pesantissimi sul potere d’acquisto dei viaggiatori..
In effetti, oltre agli effetti a catena della crisi finanziaria planetaria e i riflessi pesantissimi sul potere d’acquisto dei viaggiatori, si devono assommare altri due fattori: l’impennata spaventosa dei prezzi dei prodotti petroliferi dell’estate 2008, che di fatto ha anticipato la crisi (almeno per quanto concerne i trasporti) e il temuto esplodere della pandemia di influenza A, che rischia di prolungarne gli effetti ancora a lungo.
La crisi dei trasporti è più grave di quella seguita agli attentati del 2001 e paragonabile a quelle provocate dalle crisi petrolifere degli anni Settanta.
Nel 2008 (e presumibilmente anche nel 2009) i viaggiatori sugli aerei di tutto il mondo sono stati meno di novecento milioni, la soglia psicologica superata per la prima volta nel 2007, e in termini percentuali la riduzione si aggira intorno all’otto percento.
Si ritiene che solo negli ultimi mesi del 2010 si potrà tornare a salire, ma forse bisognerà addirittura attendere l’anno successivo.
Ma i dati del trasporto passeggeri sono ancora niente rispetto a quelli del settore merci, dove i ricavi sono crollati in verticale (oltre il 20% in meno nello scorso dicembre, circa il 14% come dato medio stimato per l’intero 2009).
La crisi ha colpito indistintamente tutte le parti del mondo, con le punte peggiori nel Medio Oriente e nell’Europa centro-orientale; in controtendenza l’Africa, con un sorprendente +5%.
In tutti i casi, le compagnie aeree hanno perso complessivamente qualcosa come ottanta miliardi di dollari, e ci vorrà davvero tanto tempo prima di poterli recuperare.