Nella classifica, comunque, non sono considerati i Paesi dell’Europa centro-orientale recentemente entrati nella UE..
Anche la Grecia e il Portogallo ci fanno compagnia in questa poco invidiabile classifica, ma non riescono a superare l’infelice primato italiano. Nella classifica, comunque, non sono considerati i Paesi dell’Europa centro-orientale recentemente entrati nella UE, che non possono ancora essere messi sullo stesso piano dei Paesi occidentali, visto che per gli ultimi arrivati la mole di arretrati da recuperare è immensa.
Nel 2007 vi sono state circa 3.400 segnalazioni di violazioni, di cui ben 332 (circa il 10%) riguardavano il Belpaese. In realtà, solo un centinaio di esse si è poi trasformato in autentiche procedure d’infrazione, poiché il più delle volte dopo il primo richiamo l’Italia ha provveduto a mettersi in regola, ma scoprire che le procedure d’infrazione aperte nello stesso anno contro il Regno Unito sono state in tutto due non può non generare invidia mista a sconforto.
In verità, il meccanismo adottato dall’Italia è in linea di principio molto intelligente: invece di recepire le singole direttive comunitarie volta per volta, si preferisce approvare una volta all’anno un’unica legge di contenuto onnicomprensivo (la cosiddetta “legge comunitaria”) che sistema la questione in modo definitivo ogni anno.
Il guaio è che l’iter per approdare alla stesura e poi all’approvazione della legge comunitaria si è rivelato spesso contorto e farraginoso.
Andando sullo specifico, le materie in cui il legislatore italiano sembra più restio a recepire prontamente le norme europee sono le tematiche ambientali, quelle fiscali e quelle sull’attuazione del mercato unico.